Chieti, ospedale a rischio a causa del piano ferie Asl

Il Tribunale del malato: con la riduzione dell’attività chirurgica a Lanciano il policlinico dovrà assorbire le emergenze degli altri ospedali della Asl

CHIETI. Le ferie estive potrebbero aumentare il sovraffollamento del clinicizzato, con attese più lunghe anche per l'ingresso in sala operatoria in coincidenza con la riduzione del 30 per cento dell'attività chirurgica al Renzetti di Lanciano. Mentre la funzionalità del nuovo blocco operatorio al Bernabeo di Ortona limitata al 50 per cento delle sale (due su quattro) rappresenta un'occasione perduta per un'estate senza problemi al policlinico di Colle dell'Ara. Sono i capisaldi della nuova critica mossa da Cittadinanzattiva-Tdm d'Abruzzo alla gestione della rete ospedaliera teatina. «Non ci scagliamo contro il personale, che ha il sacrosanto diritto alle ferie», dice Aldo Cerulli, segretario regionale del sodalizio in difesa degli utenti della sanità, «ma è impossibile passare sotto silenzio una gestione della Asl che non riequilibra l'organizzazione dell'assistenza in estate, quando purtroppo le malattie e i pazienti bisognosi di cure non vanno in ferie».

Nelle previsioni del Tdm, le barelle nei corridoi saranno tra qualche tempo accompagnate da attività frenetiche nelle sale operatorie. «Dopo aver speso milioni per allestire e mettere a norma il nuovo blocco chirurgico a Ortona», osserva con disappunto Cerulli, «veniamo a sapere dal manager Zavattaro che il Bernabeo non può avere la Rianimazione, oltre a non poter attivare la terapia intensiva post operatoria sul lungo periodo. Siamo di fronte a un assurdo, l'ennesimo che questa direzione generale ci regala», incalza il segretario di Cittadinanzattiva, «quando non prevede che anche un ordinario intervento all'appendicite può finire con la necessità di rianimare il paziente per un qualsiasi motivo. Ed ecco che comincia la corsa verso Chieti, in un'ambulanza anch'essa priva di rianimazione, con la vita appesa a un filo di un paziente che così entra nella lista delle emergenze del clinicizzato dopo essere uscito non da una postazione volante di pronto soccorso, ma da un ospedale da oltre 150 posti letto che la propaganda vorrebbe far passare per polo dell'eccellenza chirurgica della Asl». Dopo aver rimarcato che «la direzione generale ha scambiato la sanità moderna con la desertificazione dei servizi distribuiti sul territorio», Cerulli ipotizza cosa potrebbe accadere al policlinico messo sotto pressione all'apice delle ferie estive. «Bisognerà vedere quanto e come reggeranno le sale operatorie e il personale, visto l'uso intensivo di ambienti che vanno di continuo sanitizzati, pensiamo per esempio ai filtri dell'aspirazione. Problemi da non prendere sottogamba». Cerulli paventa a questo punto «l'aumento della mobilità passiva, cioè l'esodo dei pazienti verso centri ospedalieri fuori sede, che si traduce in una spesa anch'essa passiva a carico della Asl e quindi della Regione. Si tratta di denaro che andrà sborsato senza contropartite, soltanto per non aver gestito ospedali e personale in modo manageriale. Il caso di Ortona è emblematico», sottolinea Cerulli, «e sono d'accordo con Giuseppe Tatasciore (il presidente del Tdm ortonese, ndc) quando sostiene che al Bernabeo non c'è carenza di organico, ma un'organizzazione del lavoro miope che realizza un'illusione ottica, si direbbe, di personale insufficiente. Un’indagine seria anche al clinicizzato, siamo sicuri, porterebbe alla luce lo stesso fenomeno. Ma per farlo, Zavattaro e colleghi dovrebbero smetterla con i costosissimi corsi alla Bocconi e capire e che la Sanità ha al suo centro il paziente e non i manager».

Francesco Blasi

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