Chieti, pedofilia: l’allenatore di baseball resta in carcere 

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso per l'uomo accusato di abusi sessuali su minori. Entro il 10 ottobre il deposito della perizia psicologica sulle otto vittime

CHIETI. Anche la Cassazione lascia in cella Riccardo Furgiuele. Il ricorso per scarcerarlo è stato dichiarato inammissibile. L’allenatore di baseball di 51 anni, nato in Venezuela e residente a San Giovanni Teatino, è rinchiuso in carcere a Madonna del Freddo dallo scorso 22 marzo, quando è stato arrestato dagli uomini della squadra mobile della questura teatina con l’accusa di violenza sessuale aggravata a danno di minori. L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Falasca, era partita con la denuncia della famiglia di un ragazzino. Gli investigatori della seconda sezione della squadra mobile avevano trovato tre casi prima di formulare le accuse, ma nel corso delle indagini i casi di piccoli atleti di baseball abusati dal loro allenatore sono saliti a otto. All’epoca dei fatti avevano tutti meno di 14 anni, il più piccolo aveva solo 8 anni.
Tutti gli otto ragazzini sono stati ascoltati nel corso dell’incidente probatorio che serve per cristallizzare una volta per tutte le prove. Tutti quanti hanno ripetuto le loro accuse parlando a tu per tu con la psicologa nominata dal tribunale, Gloria Colabufalo. Sarà ora lei a decidere se i ragazzini sono in grado di rendere testimonianza e se queste possono essere attendibili e credibili. Lo farà dopo averli incontrati tutti ancora una volta, ma non in tribunale. Il giudice per le indagini preliminari Isabella Allieri ha fissato per il 10 ottobre il termine entro cui la Colabufalo dovrà depositare la sua perizia, che verrà poi esaminata in contraddittorio tra le parti il prossimo 19 ottobre.
Nell’attesa che si chiuda l’incidente probatorio Furgiuele dovrà restare in carcere. Il suo avvocato, Luigi Antonangeli del foro di Pescara, ha cercato in tutti i modi di farlo scarcerare, avanzando anche l’ipotesi di arresti domiciliari con l’uso del braccialetto elettronico. Ma sia il giudice per le indagini preliminari Antonella Redaelli (a cui aveva rivolto la domanda all’inizio), sia il Tribunale del riesame, sia ora la Cassazione hanno respinto la richiesta. Adesso all’avvocato non rimane altra strada che fare una nuova istanza al gip, anche se l’ipotesi è ancora al vaglio del legale. (a.i.)