Chieti, ricoveri impropri a Villa Pini: sette anni ad Angelini per truffa e falso

Il tribunale lo assolve dall’associazione a delinquere insieme alla moglie. Alla società fallita Villa Pini confiscati 32 milioni

CHIETI. Non ci fu associazione a delinquere ma la truffa da 46 milioni ai danni della Regione sì. Una truffa che per il tribunale è stata ottenuta tramite la falsificazione delle schede di dimissione dei pazienti di Villa Pini, e che ora costa all’ex re della sanità privata, Vincenzo Angelini, un’altra pesante condanna a 7 anni di detenzione.

Non si farà, però, in tempo neanche a fare richiesta d’appello che scatterà la prescrizione. Ma non è tutto, perché è stata condannata anche la ex Villa Pini, società ora fallita, che per il reato di illecito amministrativo dovrà pagare una sanzione di 400mila euro e dovrà anche subire un gravosissimo provvedimento di confisca per 32 milioni di euro. E per le società non valgono le stesse regole di prescrizione applicate per le persone singole.

È terminato così ieri sera il processo a carico di Angelini e della moglie Anna Maria Sollecito per associazione a delinquere, truffa continuata e falso in relazione a ricoveri dal 2005 al 2007. La sentenza arriva dopo quattro anni e tre mesi e porta la firma del collegio presieduto da Geremia Spiniello e composto da Andrea Di Berardino e Isabella Allieri. Né Angelini né la moglie, difesi da Gianluigi Tucci, erano in aula. La Sollecito è stata assolta, come il marito, dall’associazione a delinquere. Nei suoi confronti, inoltre, i giudici hanno ritenuto di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Norma che non è scattata per il consorte a causa di una recidiva. La prescrizione, però, è alle porte anche per lui e dovrebbe arrivare a dicembre. Oltre ai 7 anni di detenzione (il pm Giuseppe Falasca ne aveva chiesti solo 4), Angelini è stato condannato anche al risarcimento del danno in favore della parte civile, rappresentata dalla Asl, assistita da Cristiano Sicari. L’avvocato Sicari aveva fatto richiesta di risarcimento danni con una provvisionale di 2 milioni di euro (ossia chiedeva di avere subito un tot di soldi, in attesa dell’udienza civile che avrebbe dovuto quantificare l’entità del danno) e di 50 mila euro, sia a carico di Angelini che della Sollecito, a titolo di risarcimento del danno morale.

La truffa consisteva nell’aver fornito prestazioni sanitarie non coperte da autorizzazione o accreditamento provvisorio. Secondo l’accusa, falsificando cartelle cliniche e schede di dismissione dei pazienti, si arrivava a ricoveri incongrui al solo scopo di truffare il sistema sanitario.

L’esempio più eclatante, emerso nel corso del processo, è stato quello di un paziente che, a fronte di uno o due ricoveri, aveva ben 46 cartelle cliniche. In questo modo la clinica aveva maturato il diritto ad ottenere altrettanti rimborsi dalla Regione. In tutto questo è stata rintracciata anche la responsabilità della ex Villa Pini, fallita nel 2010, assistita dall’avvocato Antonella Dragani. La confisca di 32 milioni di euro ordinata dal tribunale, oltre alla sanzione di 400mila euro, saranno una nuova grana per la curatela fallimentare affidata a Giuseppina Ivone, anche se prima di poter procedere, occorrerà aspettare che la sentenza diventi definitiva.

I soldi, comunque, non verranno tolti agli ex dipendenti in attesa. Secondo la legge i diritti dei terzi in buona fede vengono comunque prima.