ATTI VANDALICI

Chieti, sfregiate le due stele vicine al Guerriero di Capestrano

Deturpati guance e occhi di opere risalenti al V secolo avanti Cristo. I sorveglianti: siamo in pochi e oberati di lavoro

CHIETI. Una lama affilata nascosta in tasca poi, in pochi minuti, il gesto folle e la mano armata affonda l’acciaio prima su una guancia e poi sugli occhi di due delle tre preziose stele funerarie scolpite dai Piceni e risalenti al V secolo Avanti Cristo.

Il grave danneggiamento, la cui paternità resta ancora ignota, è stato compito mesi fa a Villa Frigerj, sede del Museo archeologico nazionale, ma la notizia tenuta nascosta è trapelata soltanto ieri.

Un attacco grave alla testimonianza storica di un popolo del passato che ha lasciato tracce di valore inestimabile, un atto folle che è stato messo a segno nella sala attigua a quella che ospita il simbolo dell’Abruzzo: il Guerriero di Capestrano. L’atto vandalico è stato segnalato alle autorità competenti, ma al momento le indagini sono ad un punto cieco. Unico fatto certo è che l’assalto alle stele, entrambe raffigurati con volti virili, rinvenute a Penna di Sant’Andrea nel 1974, è avvenuto durante le ore di visita del museo anche se ogni stanza è provvista di una telecamera collegata ai monitor della sala di controllo. Un guasto ai video? Scarsa attenzione da parte della sorveglianza? «La domanda più appropriata da porre è un’altra» sostengono gli addetti alla sicurezza «è quanti si occupano dei controlli. Per ogni turno sono rimaste solo due persone che devono adoperarsi come cassieri per il pagamento dei biglietti d’ingresso, centralinisti e uscieri».

Un organico risicato che non consente agli addetti alla vigilanza di controllare, di persona o attraverso i monitor, cosa accade nel museo durante l’apertura al pubblico. Dieci anni fa i «vigilanti» erano 16 per ogni turno, poi, progressivamente il numero si è assottigliato fino ad arrivare giusto alla metà. «Siamo rimasti in 8» raccontano «ma per ogni turno vengono impiegate solo due persone». Pochi per supervisionare due piani zeppi di preziosi reperti archeologici spalmati su una superficie complessiva di circa 1.00 metri quadrati.

A Villa Frigerj, ieri mattina, è arrivata una scolaresca di 70 bambini con insegnanti al seguito e un altro gruppo di turisti. «Cerchiamo di fare del nostro meglio per svolgere, contemporaneamente, i diversi ruoli che ci vengono imposti, ma diventa difficile, in questo modo prevenire e intervenire in caso di gesti sconsiderati contro il patrimonio pubblico». La missione diventa ancora più difficile quando, in due, si deve far fronte a flussi di visitatori ingenti come è accaduto il Lunedì di Pasqua quando i dipendenti del ministero dei Beni culturali hanno staccato oltre 800 biglietti. «Come si può pretendere di difendere un patrimonio inestimabile utilizzando così poco personale?» chiedono alcuni degli addetti alla sicurezza. E se lo «sfregiatore» avesse preso di mira il Guerriero di Capestrano ospitato nella stanza attigua alle tre Stele funerarie, testimonianze storiche uniche al mondo?

L’appello dei lavoratori è dunque quello di essere impiegati nella sola funzione di controllo, a garantire la fruizione del museo devono essere unità aggiuntive. Le stele danneggiate, intanto, restano al loro posto e ad un occhio attento non sfuggono lo sfregio inferto su una delle guance e i solchi tracciati con la lama che vanno a deturpare la sagoma degli occhi. Sono passati mesi dal gesto folle, ma l’oltraggio alla storia di questa terra non è stato ancora cancellato.