Chieti, una lettera anonima e una fotocopia dietro i 5 indagati a Chieti

Ufficio case perquisito, sequestrate le pratiche sospette. Coinvolti il dirigente, una funzionaria e tre impiegati
CHIETI. Una lettera anonima indirizzata al consigliere comunale, Alessandro Giardinelli, ha innescato l’inchiesta sull’Ufficio politiche della casa del Comune. La fotocopia di una carta d’identità invece ha fatto scattare perquisizioni, sequestri e cinque iscrizioni nel registro degli indagati. Sott’inchiesta, per falso e abuso, ipotizzati dal pubblico ministero, Lucia Campo, sono finiti il dirigente dell’ufficio, Alfredo Angelucci, la funzionaria Luciana Rapattoni e gli impiegati Rita Marinelli, Bruno Sacco e Adriano Sulpizio. Sono indagati, nessuno di loro è colpevole. L’inchiesta, partita dalla lettera anonima che il consigliere comunale di Scelta Civica, Giardinelli, trova nella cassetta delle poste, è la terza della procura sul settore del Comune che decide a chi assegnare alloggi popolari e contributi per pagare bollette e affitto di cui beneficiano cinquanta teatini. Le altre due inchieste riguardano Ivo D’Agostino, l’ex assessore alle politiche della casa, arrestato con l’accusa di aver chiesto sesso a sette donne in cambio di alloggi, e 16 casi di assegnatari furbetti che avrebbero finto di essere separati dalle mogli o dichiarato falsamente di non avere redditi. Ma torniamo alla lettera anonima. E’ di una pagina e mezza ed è timbrata, sulla busta, 30 settembre 2013. Giardinelli la legge e la consegna a Franco Rispoli, all’epoca responsabile, in Comune, della legge antocorruzione.
La denuncia anonima riguarda l’assegnazione di contributi a famiglie che non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Giardinelli ricorda bene il contenuto della lettera che comincia così: «Egregio consigliere... Possibile che la lista di 50 persone è sempre la stessa mentre a me dicono che i soldi sono finiti?». L’anonimo però cita un caso particolare che spinge inquirente e investigatori a non cestinare la missiva senza nome. Il fatto è circostanziato: «Può un dipendente comunale favorire un figlio? Ho visto X (omettiamo i nomi perché l’inchiesta è in corso, ndr) portare le ricevute della casa a Y (il parente) che lavora all’Ufficio case, e il superiore di Y firmare la determina per l’erogazione del contributo». La lettera viene riferita da Giardinelli alla Commissione speciale controllo e garanzia, presieduta dal consigliere del Pd, Gabriele Salvatore, che ha indagato sul filone delle case assegnate ai 16 “furbetti” rimettendo il dossier in procura. E la Commissione, sentito Giardinelli, convoca Y, la dipendente comunale parente della beneficiaria di 200 euro al mese. A Y però non viene contestato il fatto specifico ma solo chiesto: «Con quale criterio assegnate i contributi?». Giardinelli ricorda bene anche la risposta: «Li diamo a chi urla di più...». Il consigliere di Scelta Civica viene quindi preso a verbale dalla polizia che, nel frattempo, ha già ricevuto da Rispoli la lettera anonima. E, due giorni fa, scatta il blitz negli uffici del Ced (centro elaborazioni dati del Comune) nel vecchio palazzo d’Achille in piazza San Giustino.
La sezione di pg della procura entra in quell’ufficio alle 9,30, con un decreto firmato dal pm, e ne esce otto ore dopo, alle 18,30, con quello che cercava. Ciò chi, quando e con quale password ha eseguito accessi nel sistema informatico del Comune per quella pratica sospetta. Ma quattro giorni prima, in un altro blitz nell’Ufficio case in viale Amendola, è stato sequestrato anche il fascicolo cartaceo. Da dove è spuntata la fotocopia della carta d’identità di X rinnovata a novembre ma inserita nella domanda di contributi presenta tre mesi prima, in estate.
©RIPRODUZIONE RISERVATA