Ercole Spinelli e Colorinda Bevilacqua, la coppia arrestata a Chieti per usura

CHIETI

«Ci tieni ai figli?», le minacce degli usurai 

Coppia arrestata per estorsioni e prestiti a strozzo: le intercettazioni allargano l’inchiesta ma moglie e marito si difendono

CHIETI. «Ci tieni ai tuoi figli?». Arrivavano minacce rivolte anche alla famiglia per i commercianti rimasti vittime delle estorsioni e dei prestiti a strozzo di Ercole Spinelli e della moglie Colorinda Bevilacqua, 59 anni lui e 56 lei, arrestati mercoledì mattina. Lo svela l’ordinanza firmata dal giudice Isabella Maria Allieri dopo le indagini della sezione di pg della Polizia di Stato. L’inchiesta, coordinata dal pm Lucia Anna Campo, è destinata ad allargarsi: sono in corso accertamenti su altre 6 persone «verosimili vittime di usura». Tra questi c’è un negoziante che, in passato, aveva un'attività in centro. In un’intercettazione datata 23 ottobre, Bevilacqua dice alla presunta vittima: «Ti sono venuta incontro, ti ho aspettato, da febbraio, marzo, aprile, maggio…adesso siamo ad ottobre. Ma insomma perché non vai a fare l’attore? Guarda che Ercole (Spinelli; ndr) ha capito cosa vai trovando tu…vai trovando gli impicci. Ci tieni ai tuoi figli che non vuoi essere biasimati e mandati le maledizioni?».

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Un ruolo attivo di Bevilacqua, secondo il giudice, è emerso non solo nei due casi accertati di estorsione e usura ma anche in altre occasioni. In una circostanza, ad esempio, a finire nel mirino della coppia è stata una pensionata di 70 anni. Il 17 ottobre l’indagata chiede all’anziana quando può restituire il prestito: «Senti un po’, ma tu quando, che giorno glielo puoi ridare?». Dalla conversione - si legge ancora sulle carte dell’inchiesta - «si evince che il prestito di 200 euro doveva essere restituito in due giorni maggiorato di 50 euro di interessi». Il sabato successivo la pensionata non è stata in grado di ripianare il debito, riuscendo a consegnare solo 50 euro, scatenando così la reazione della Bevilacqua, «fortemente alterata», che diceva sempre di agire per conto di terze persone. Gli indagati, infatti, facevano credere che i soldi dei prestiti arrivavano da famiglie malavitose di Pescara «armate, dedite al traffico di droga e pronte a tutto».
Le indagini potrebbero essere solo all’inizio. Basti pensare che un fruttivendolo, parlando con un amico che si trovava nella sua stessa situazione, sbottava: «Tutto il mondo sa che questo è un usuraio. Mi ha prestato una cosa (5mila euro; ndr), io glieli ho dati e vuole ancora gli interessi. C’è tanta gente a Chieti che sta così…a me ha tolto la vita, è vent’anni che mi sta togliendo la vita». Ieri mattina Spinelli e Bevilacqua, difesi dall’avvocato Antonio Valentini, sono stati interrogati in carcere: entrambi negano le accuse.


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