Cocaina e minacce con la pistola: arrestato, deve scontare 9 anni 

Mareglen Metushi arrivò a sparare contro un cliente che non pagava la droga, ma l’arma si inceppò L’albanese 33enne, soprannominato Super Mario Bros, nascondeva lo stupefacente sotto terra

CHIETI. Arrivò a terrorizzare un cliente che non pagava la cocaina sparandogli contro, ma la pistola s’inceppò. Mareglen Metushi, albanese di 33 anni, è stato arrestato due sere fa dai carabinieri: deve scontare 9 anni e mezzo di carcere per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e rapina, reati commessi fra il 2014 e il 2015 a Miglianico, Orsogna, Francavilla, Canosa Sannita e Filetto. I militari della stazione di Francavilla hanno notificato al condannato, che risiede nella cittadina adriatica, l’ordine di carcerazione emesso dalla procura generale della Corte d’appello di Perugia, dove il caso era arrivato per essere riesaminato dopo un primo pronunciamento della Cassazione. L’uomo è ora rinchiuso nella casa circondariale di Pescara.
Gli investigatori lo avevano soprannominato Super Mario Bros, perché il nome albanese Mareglen era stato italianizzato in Mario. In base alle accuse, ora cristallizzate da una sentenza definitiva, il 33enne era a capo di una grossa banda di trafficanti che spacciava prevalentemente cocaina nell’area del Chietino e del Lancianese. Proprio come il protagonista del famoso videogioco degli anni Ottanta, anche Metushi usciva ogni mattina di casa con la sua borsa di attrezzi, la tuta blu e il fiorino, ma al posto di lavorare (ufficialmente avrebbe dovuto occuparsi di ristrutturazioni edili) andava smerciando droga e aveva contatti con i più pericolosi pregiudicati teatini e pescaresi.
In altre parole: un personaggio abilissimo, che non teneva mai lo stupefacente con sé, attento ai suoi movimenti e a quelli dei collaboratori. I carichi venivano nascosti nei boschi, sotto terra.
L’operazione prese il via quando scattarono, nella zona del Frentano, le manette in flagranza di reato per cinque persone: in quell’occasione vennero sequestrati circa 160 grammi di cocaina che, a giudizio dell’Arta, chiamata ad analizzare la sostanza, era purissima. Le indagini partirono perché un assuntore di droga denunciò di essere stato minacciato dai suoi fornitori perché debitore di 5mila euro, il corrispettivo di alcune partite di cocaina. Pedinamenti, appostamenti e intercettazioni rivelarono l’esistenza di due canali di approvvigionamento: Milano e Roma.
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