Lanciano

Cocaina nascosta negli ovuli ingeriti: solo un indagato risponde al gip, scena muta degli altri due

11 Settembre 2025

Lanciano: non hanno parlato due indagati dell'inchiesta “Dominica” sul traffico internazionale di cocaina dal Brasile all’area frentana. (Nella foto, l’avvocato Francesco Piccone in tribunale parla con uno degli indagati)

LANCIANO. Hanno fatto scena muta due dei principali indagati dell'inchiesta “Dominica” sul traffico internazionale di cocaina dal Brasile all'area frentana. Lenin Luis Tavarez, 21 anni, dominicano domiciliato ad Altino, e Kenny Nicola Cianfarra, 33, venezuelano residente a Lama dei Peligni, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Solo Francesca Romano, 42 anni, di Castel Frentano, ha risposto alle domande del gip Massimo Canosa, che si è riservato la decisione sull'applicazione delle misure cautelari.

Nella prima giornata di interrogatori preventivi - introdotti dalla cosiddetta riforma Nordio - solo tre indagati su otto, per i quali la Procura di Lanciano ha chiesto l'arresto in carcere o ai domiciliari, si sono infatti presentati in tribunale. Oggi sostiene l'interrogatorio Angelo Guida, 43 anni, di Castel Frentano, attualmente in carcere a Vasto per un altro procedimento.

Per tutti gli altri sono rinviati al prossimo 1° ottobre. Tra questi, anche i coniugi dominicani Eduardo Juan Francisco Guerrero, 36 anni, e Luisa Maria Cortorreal, 33, considerati i gestori di tutta l'attività di spaccio e da poco rientrati a Lanciano. Venerdì scorso, giorno del blitz dei carabinieri con 13 perquisizioni simultanee tra Roma e l'Abruzzo, erano in vacanza all'estero con i due figli minori.

Il primo a comparire in aula è stato Tavarez, assistito dall'avvocato Alessandro Cerella. Per lui la Procura ha chiesto il carcere. «Non avendo avuto la possibilità di acquisire il fascicolo, ho ritenuto opportuno non farlo rispondere», spiega il legale, «avremo modo di chiarire i fatti, che non sono andati come descritto dalle indagini. A suo carico c'è stato un solo sequestro a casa di 50 grammi di cocaina e 20mila euro in contanti. Avremo modo di chiarire di chi erano, chi aveva accesso all'abitazione, i rapporti che il mio assistito aveva con i vertici di questa organizzazione. Lui ha sempre lavorato come manovale nell'edilizia, la compagna come cameriera. Chiederemo di essere sentiti dal procuratore Mirvana Di Serio quando si chiuderanno le indagini», conclude Cerella. Per la compagna, Yacmeri Esther Rodriguez Rodriguez, 22 anni, è stato chiesto il rinvio dell'interrogatorio, in quanto la giovane è ricoverata in ospedale in procinto di partorire.

Anche Cianfarra, che le indagini descrivono come collaboratore fidato di Guerrero, ha fatto scena muta, rendendo però dichiarazioni spontanee. «Si è detto pentito ed ha affermato di voler cambiare vita», riferisce il difensore, l'avvocato Francesco Piccone, «per prendersi cura delle sue tre bambine».

Un lavoro a tempo indeterminato buttato alle ortiche per fare da “autista” all'organizzazione e recuperare all'aeroporto di Roma-Fiumicino i corrieri che dal Brasile arrivavano con gli ovuli di cocaina nascosti nell'addome. Lo scorso 5 marzo è stato arrestato in flagranza di reato dai carabinieri di Lanciano, beccato a “scortare” 891 grammi di cocaina. Finito in carcere, ad agosto è passato ai domiciliari ma ora rischia di tornare dietro le sbarre. «Abbiamo fatto valere le nostre ragioni circa la prosecuzione degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico», spiega Piccone, «ad avviso di questa difesa, rappresentano una garanzia e sono adeguati e proporzionati alle accuse».

Francesca Romano, accusata insieme a Guida di spaccio al dettaglio della cocaina consegnata dai coniugi Guerrero-Cortoreal, è l'unica ad avere risposto al Gip. «Si è sottoposta ad interrogatorio chiarendo la sua posizione rispetto ai fatti che le vengono contestati, negando di aver partecipato ad attività di spaccio a terzi», spiega l'avvocato Giacinto Ceroli, ieri sostituito in aula dall’avvocato Jessica Rosita De Gregorio, «la difesa ha chiesto il rigetto della misura cautelare degli arresti domiciliari in ragione della mancanza del pericolo di reiterazione del reato da parte della propria assistita, alla luce delle dichiarazioni rese dalla stessa la quale, peraltro, è incensurata e non risultano a suo carico precedenti di polizia». Già in giornata il giudice Canosa potrebbe sciogliere la riserva.

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