«Commercio, no ai nuovi iper»

Tutti contro la grande distribuzione ma Ricci e Di Primio litigano

CHIETI. Stop ai centri commerciali, aiuti per i negozi del centro storico e dello Scalo. La Confcommercio chiede ai cinque candidati sindaci di spostare il baricentro del settore dalla grande distribuzione alla piccola impresa commerciale e artigiana.
Sul palco del Supercinema per il secondo confronto pubblico tra i candidati sindaci (il primo a cinque dopo il reintegro della lista Theate Nova di Giustino Angeloni) la Confcommercio consegna a Francesco Ricci (centrosinistra), Umberto Di Primio (centrodestra), Pietro Supino (Chieti Insieme), Eugenio Di Francesco (Forza Nuova) e Angeloni, un decalogo d’impegni per la prossima consiliatura che è quasi un programma elettorale: ambizioso e oneroso, ma che ha il pregio di sintetizzare, pescando trasversalmente tra i programmi delle coalizioni, quello che tutti i candidati sindaci promettono ai propri elettori: più lavoro, più attenzione alle piccole e medie imprese, in particolare a quelle commerciali, agevolazioni per i commercianti under 29, sgravi per i negozi storici con più di 50 anni di attività, una città più vivibile, maggiore integrazione tra Scalo e centro storico e tra università e città.

Anche se la questione dei centri commerciali sollevata dal presidente provinciale di Confcommercio Angelo Allegrino e dal presidente cittadino Marisa Tiberio, crea frizioni tra Ricci e Di Primio. E non solo quella: il ricordo della Tangentopoli teatina e della Sanitopoli regionale fa dimenticare per un momento il fair play un po’ trattenuto di questi giorni. Il sindaco uscente ricorda il suo voto contrario a Megalò («sono stato l’unico a votare contro, l’opposizione si è astenuta») e ammette che «per Chieti Megalò è stata una tragedia, perché dietro non c’era un progetto ma solo l’interesse di alcuni imprenditori.

Ma quello di cui c’è bisogno per il commercio», aggiunge Ricci sottolineando la liberalizzazione delle licenze approvata dalla sua giunta, «è che a Chieti si dia lavoro ai cittadini». Di Primio replica accusando Ricci di aver dato via libera a un grande insediamento di 47 mila metri quadrati («Forse Ricci in questi 5 anni ha cambiato opinione») e aggiunge che l’alternativa a Megalò «è far vivere la città, attraverso un programma di grandi eventi e offrendo più servizi iniziando dai parcheggi». Eugenio Di Francesco (l’unico commerciante tra i candidati sindaci «io al Megalò mi vanto di non esserci mai andato») attacca i ritardi della politica ma anche della categoria. «Vent’anni fa da segretario della Fiamma andai da solo ad attaccare manifesti a San Giovanni Teatino contro Auchan e litigai con Cucullo per i magazzini Gabrielli».

La soluzione per il candidato del Fronte nazionale è «un mini centro commerciale nel cuore di Chieti all’ex albergo Sole, ma non con affitti a 4.500 euro al mese». Per Pietro Supino la questione dei centri commerciali tocca direttamente la classe politica: «La grande distribuzione è un punto di riferimento per molti politici e fonte di interessi economici, per questo bisogna sostenere le piccole e medie imprese».

Ma solo quelle chietine, precisa Giustino Angeloni: «Non vorrei», dice l’esponente di Theate Nova, «che la fiscalità di vantaggio chiesta da Confcommercio determini un’importazione di commercianti da fuori». Non ce lo possiamo permettere, dice Angeloni, così come Chieti «non si può permettere che dei 5 milioni di euro che incassa il Megalò ogni weekend solo 300mila restino a Chieti e gli altri prendano la via del Nord».

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