Compensi sul prestito, a processo

Casoli, promotore finanziario imputato di usura per una doppia commissione

CASOLI. Per poter portare avanti il suo negozio, stretto nella morsa della crisi, dovette far ricorso a un finanziamento. Ma, il procacciatore finanziario al quale si rivolse, gli procurò sì il finanziamento di 40 mila euro di cui aveva bisogno, ma gli impose per la prestazione un compenso usurario pari ad 2.500, oltre ai soldi che aveva già pagato al consorzio di garanzia che garantiva il credito. Così con l’accusa di usura il giudice Marina Valente ha rinviato a giudizio Mario Di Camillo, 47 anni, di Villamagna, fissando la prima udienza davanti al tribunale collegiale per il 18 marzo 2015.

Per l’accusa l’uomo, “agendo come procacciatore finanziario, procurava ad A.D.D., commerciante di Casoli, un finanziamento di 40mila euro presso la società finanziaria Fidimpresa facendosi promettere per la prestazione un compenso usurario pari a 2.500euro di cui 500 consegnati in contanti, 400 a mezzo assegno bancario incassato e 1.600 tramite altro assegno bancario, però non incassato perché sequestrato”.

La vicenda risale a febbraio 2012. «La mia assistita, che si è costituita parte civile», spiega l’avvocato Paolo Sisti, «a causa della crisi, per portare avanti l’attività fece ricorso a un finanziamento. Ma Di Camillo per farglielo ottenere pretese per la prestazione un compenso usurario pari ad 2.500 euro. Nel caso di specie il commerciante aveva già pagato 2.500 al consorzio di garanzia che garantiva il credito. Da qui l’accusa di usura comma II e il rinvio a giudizio». (t.d.r.)

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