Covid, 10 morti nella casa di riposo: il titolare finisce sotto processo

7 Aprile 2022

Il gestore della struttura per anziani Don Bosco di Ortona deve rispondere di omicidio colposo plurimo Trenta familiari delle vittime si costituiscono parte civile: chiesti risarcimenti tra 80mila e 250mila euro

CHIETI. Il gestore della casa di riposo Don Bosco di Ortona è finito sotto processo con l’accusa di omicidio colposo plurimo per la morte di dieci pazienti positivi al Covid. Alberto Salutari, 55 anni, responsabile legale della società che si occupa della struttura ricettiva per anziani, è stato rinviato a giudizio dal gup Andrea Di Berardino su richiesta del pm Marika Ponziani. La prima udienza, davanti al tribunale di Chieti, è in programma il prossimo 1° dicembre. Trenta familiari delle vittime si sono costituiti parte civile: ognuno di loro ha chiesto risarcimenti che oscillano tra 80mila e 250mila euro. I familiari sono rappresentati dagli avvocati Massimiliano Ceddia, Massimo Finizio, Fabio Palermo, Peppino Polidori, Massimo Dragani e Maurizio Mililli.
L’imputato, secondo l’accusa, ha accolto nella struttura «un numero di ospiti in esubero (per 17 unità) rispetto al numero dei posti letto autorizzati (pari a 20)». Non solo: nelle stanze di degenza, sempre in base alla ricostruzione della procura, non venivano rispettate le regole di distanziamento sociale «imposte per la prevenzione del contagio dal virus Sars.Cov2». In questo modo, per «colpa consistita in imprudenza, imperizia e negligenza», il 55enne avrebbe causato o «comunque agevolato il contagio di tutti i pazienti ospitati nella struttura» e il «conseguente decesso» – nel dicembre del 2020 – di dieci anziani, di età compresa tra 80 e 97 anni. L’imputato, assistito dall’avvocato Alessandro Perrucci, avrà modo di respingere tutte le accuse. Secondo la difesa, la struttura era sufficientemente ampia per ospitare tutti gli anziani presenti e, al suo interno, sono stati sempre rispettati i protocolli per contenere il rischio di contagio da Covid.
L’inchiesta dei carabinieri del Nas di Pescara, una volta appresa la notizia del focolaio Covid scoppiato alla residenza Don Bosco, hanno avviato una serie di approfondimenti negli uffici della Asl Lanciano Vasto Chieti e in quelli del Comune di Ortona, per verificare le autorizzazioni in possesso della struttura. Il 1° gennaio del 2021 è scattata l’ispezione dei militari del comando per la tutela della salute, che in quel periodo stavano controllando le strutture per anziani di tutto l’Abruzzo. Dal sopralluogo, in base agli accertamenti dei militari, è emerso come alla Don Bosco non venissero rispettate le regole per prevenire il contagio in quanto gli spazi non erano sufficientemente adeguati. Anche perché, «senza alcun tipo di autorizzazione», i posti erano stati aumentati quasi del doppio. Più nel dettaglio, sempre secondo quanto relazionato dai carabinieri del Nas, in ogni stanza c’erano due posti letto. Ma tutte le camere, essendo inferiori a 14 metri quadrati, avrebbero potuto ospitare un solo paziente.
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