san vito chietino

Crollo trabocco Turchino, il pm: processate il sindaco

Menditto chiede il rinvio a giudizio di Catenaro: perché pur conoscendo le condizioni della antica macchina da pesca non ha impedito la sua distruzione

SAN VITO. Dovevano concludersi entro maggio-giugno i lavori di ricostruzione del trabocco del Turchino crollato nella notte tra il 26 e il 27 luglio dello scorso anno. Ma i lavori non sono neanche iniziati. Si è chiusa invece l’indagine per il crollo della macchina da pesca con il procuratore capo Francesco Menditto che ha chiesto il rinvio a giudizio per il sindaco Rocco Catenaro, accusato di aver commesso un reato ambientale, legato alla distruzione o alterazione di bellezze naturali soggetti a speciale protezione, oltre al presunto reato dell’obbligo giuridico di impedire l’evento, equivalente ad averlo cagionato in presenza di eventuali omissioni.

LA PROCURA. É Catenaro per la Procura frentana l’unico a dover rispondere, proprio in qualità di sindaco del crollo del trabocco. «Perché», come precisato nella relazione su cui sui basa la richiesta del rinvio a giudizio fatta dalla Procura di Lanciano, «avendone l’obbligo giuridico, per la carica ricoperta, non poneva in essere le dovute condotte dirette a impedire la distruzione del trabocco di punta Turchino, affidato in concessione al Comune, che crollava nella notte tra il 26 e il 27 luglio, bene costituente bellezza naturale e soggetto a speciale protezione dell’autorità».

Per Menditto che ha seguito le indagini partite subito dopo il crollo del trabocco «il sindaco, pur essendo a conoscenza dello stato in cui versava la struttura e della necessità di fare con estrema urgenza lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria ometteva di procedere tempestivamente a quanto era obbligato». E ci sarebbero anche dei documenti che avvertivano del pericolo crollo. Una lettera risalente al 2011 dell’architetto Marcello Borrone (consulente scientifico chiamato dall’ex giunta Giannantonio per seguire il ripristino del trabocco nel 2004, ndc) che segnalava problemi di stabilità del casotto, e una del 15 febbraio 2013 dell’ingegner Angelo De Marco che evidenziava che il trabocco non era più idoneo alle visite di gruppo (e il 13 novembre 2013 ci fu infatti un parziale crollo di una passerella). Omissioni che sarebbero continuate nonostante l’amministrazione avesse riscosso, nel febbraio 2014, i 40mila euro concessi dalla Regione per la manutenzione del trabocco da fare «con la massima urgenza». Non solo, il sindaco dovrà spiegare, se sarà accettata la richiesta di rinvio a giudizio, anche perché non ha proceduto a fare opere provvisorie che evitassero il crollo e di aver affidato anche l’incarico per la demolizione e ricostruzione del trabocco senza che ci fossero delibere di giunta e del consiglio comunale che accettavano il progetto. Che arrivò poi in consiglio ad ottobre.

I LAVORI. Progetto che è rimasto ancora sulla carta visto che i lavori da 150mila euro, più volte annunciati, non sono ancora iniziati. Anche perché manca la ditta che li dovrà realizzare. A marzo andò infatti deserto il bando per l’affidamento dei lavori di ricostruzione del Turchino perché le ditte risposero che era “un’opera non economicamente vantaggiosa”. «Ma abbiamo continuato a lavorare e affideremo presto i lavori in modo diretto ad una ditta specializzata, del posto», spiega il sindaco, «abbiamo già i 75mila euro concessi dalla regione che ci permettono di avviare i lavori partendo ovviamente dalla passerella, per arrivare alla piattaforma. A questi dobbiamo aggiungere altri 75mila euro che deve reperire il Comune. Lo faremo attraverso la rinegoziazione dei mutui perché è una cifra onerosa».

Teresa Di Rocco