Il caso

Cure sospese alla nipotina Nonna presenta l’esposto

LANCIANO. Dopo l’esposto di Sel e le 16 denunce presentate da alcuni cittadini tramite l’associazione CittadinanzAttiva sulla sospensione dell’Adi, l’assistenza domiciliare integrata, arriva in...

LANCIANO. Dopo l’esposto di Sel e le 16 denunce presentate da alcuni cittadini tramite l’associazione CittadinanzAttiva sulla sospensione dell’Adi, l’assistenza domiciliare integrata, arriva in Procura anche il caso delle cure riabilitative negate nei centri accreditati Asl per mancanza di posti a causa del taglio del budget da parte della Regione. A portare il caso della dai magistrati è un esposto presentato dalla nonna della bimba di 6 mesi di Lanciano a cui sono state negate cure definite dai medici e dall’Unità di valutazione multidimensionale della stessa Asl «urgenti ed inderogabili, a meno di un aggravamento irreversibile della malattia».

«Con l’esposto ho voluto informare la Procura della gravità, della difficoltà e impossibilità di fare terapie riabilitative nei centri accreditati nella Asl Lanciano-Vasto-Chieti», dice la donna, «affinché vengano effettuati gli opportuni accertamenti e verificati anche se sussistono eventuali profili di rilevanza penale. Ho evidenziato che i fatti sono emersi per vicende personali, ma che hanno una dimensione collettiva che non può essere taciuta».

Sono infatti circa 300 le persone, 100 sono bambini, in attesa da mesi di iniziare le terapie nel centro San Stefar e in altri centri accreditati ma che, a causa del taglio del budget da parte della Regione, rischiano di restare senza cure. I centri, proprio per i tagli, potranno prendere in carico pochissimi pazienti fino alla fine dell’anno, lasciando così nella disperazione 300 famiglie.

«La Costituzione sancisce il diritto alla salute, alle cure», dice la battagliera nonna, «la magistratura verificherà se ciò viene rispettato. Ma mi sono rivolta anche ai politici, al sindaco Mario Pupillo, ai consiglieri comunali e al presidente della Regione, Gianni Chiodi, perché si adoperino affinchè le istituzioni non facciano restare questo diritto solo sulla carta. I “no mi dispiace non c’è posto” detti a chi ha necessità e sta male, sono altre sofferenze».

La donna sta anche organizzando una raccolta firme tra i pazienti in lista di attesa, quelli in cura e chiunque voglia appoggiare la sua battaglia.

Teresa Di Rocco

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