<strong>Elezioni in città.</strong> Il senatore del Pdl: non ruberò spazi, sarò il collante del centrodestra

Di Stefano: «Mi candido per Di Primio Nemmeno per miracolo Ricci vincerà»

CHIETI. Il senatore Pdl, Fabrizio Di Stefano è su di giri. Nella sala del Caffè Vittoria appare di buon umore, ha accanto il candidato sindaco Umberto Di Primio e il fidato assessore Mauro Febbo. Il senatore annuncia la sua discesa in campo nella mischia delle elezioni teatine. Esordisce con una stoccatina rivolta al centrosinistra che ricandida il sindaco Francesco Ricci. «All’improvviso hanno ritrovato l’unità perduta. E’ evidente», ironizza il vice coordinatore regionale del Pdl, «che San Valentino ha fatto il miracolo ma a loro non basteranno tutti i santi del paradiso per vincere le elezioni». Di Primio e Febbo sorridono soddisfatti. Il Pd e il senatore Giovanni Legnini sono gli argomenti che appassionano Di Stefano. «Si meravigliano della mia candidatura», puntualizza, «quando loro stessi hanno avuto il senatore Legnini in consiglio». Di Stefano non vuole apparire un invasore a Palazzo D’Achille. «Farò parte della squadra e basta.

Il mio ruolo», precisa, «è finalizzato a portare armonia e coesione tra gli alleati». In merito all’ipotesi che in caso di vittoria del centrodestra ambisca alla carica di presidente del Consiglio comunale, Di Stefano minimizza. «Non ruberò spazi e cariche a nessuno», promette Di Stefano, «sarò un semplice consigliere impegnato a riportare in auge la cultura della città». Il suo nome, tuttavia, non sarà in lista in un ruolo qualsiasi, sarà invece, il capolista. Il programma elettorale per Di Stefano è già fatto. «C’è bisogno di una sinergia d’intenti tra Comune, università e soprintendenza. Lavoreremo per centrare questo obiettivo insieme ad alleati», spiega Di Stefano. Sulla crisi economica del teatro Marrucino che il centrosinistra imputa al Pdl regionale, Di Stefano è sarcastico. «Sul Marrucino non hanno azzeccato nulla, tranne una cosa: la sinistra ha chiuso la stagione con la riproposizione di un’opera lirica davvero azzeccata come i “Pagliacci”»