Dialifluids, gli operai rompono la tregua
Canosa Sannita: momenti di tensione con la strada bloccata per tre ore. Il prefetto convoca un nuovo vertice a Chieti
CANOSA SANNITA. La tregua è finita. Gli operai della Dialifluids di Canosa Sannita, da ieri, sono tornati nuovamente a protestare e a far sentire la loro voce ai vertici aziendali. La nuova pagina di questa complicata vicenda si è scritta all’alba, dalle sei del mattino, quando le maestranze hanno sbarrato la strada in prossimità del bivio che permette il raggiungimento della fabbrica. Un blocco che è durato circa tre ore, sotto gli occhi attenti del sindaco di Canosa Sannita, Lorenzo Di Sario, che ha provato a mediare sulla vicenda. Non sono mancati alcuni momenti di tensione, con i carabinieri della compagnia di Ortona, insieme a quelli della caserma di Tollo, che hanno dovuto calmare gli animi degli operai, esasperati da una situazione che sta diventando per loro sempre più difficile.
Ad essere particolarmente criticato è stato il direttore dello stabilimento, Giuseppe De Meis, a cui sono stati rivolti i cartelloni mostrati durante la manifestazione e inneggianti alle sue dimissioni. La carreggiata è stata liberata solo in seguito all’intervento del prefetto di Chieti, Fulvio Rocco De Marinis, che ha convocato in prefettura i fautori della protesta in un incontro tenuto alle 13. I motivi di questa nuova rimostranza sono dovuti al mancato accordo tra l’azienda e i lavoratori sul programma di lavoro da portare avanti. Infatti, dopo lo sciopero a oltranza di tre settimane e la lenta ripresa delle attività, dovuta proprio al fermo della produzione, da ieri gli operai sarebbero dovuti tornare regolarmente al loro impiego, con turni però diversi da quelli adottati finora.
«In passato c’erano due turni, quello mattutino e quello pomeridiano», spiega Alessandro Primante delle Rsu. «Adesso ci è stato chiesto di fare otto ore giornaliere, dalle 8,30 alle 16,30, e sosteniamo che con queste condizioni si potrebbe stipulare un contratto di solidarietà che permetterebbe a tutti quanti di affrontare quattro ore di lavoro e quattro di cassa integrazione».
Ma l’azienda ha rifiutato questa ipotesi, determinata nelle sue volontà, scatenando nuovamente la rabbia dei dipendenti. La richiesta di questi ultimi va spiegata con le intenzioni di cercare di far lavorare tutti in egual modo: «Vogliamo che le persone abbiano le stesse ore lavorative e le stesse di cassa integrazione. E con il piano dell’azienda questo non è possibile», sentenzia Primante. «Il solo turno centrale e la rotazione ogni tre settimane non permette una distribuzione equa delle ore lavorative». Intanto nell’incontro con il prefetto, le Rsu hanno confermato il prosieguo dello sciopero. Allo stesso prefetto è stato chiesto di valutare le proposte alternative a quelle imposte dall’azienda, ovvero un possibile contratto di solidarietà o addirittura un ritorno ai vecchi turni (mattina e pomeriggio), alternando tre giorni di lavoro a due di cassa integrazione. Inoltre è stato posto l’accento sulla posizione del direttore Giuseppe De Meis, che le maestranze vorrebbero vedere sollevato immediatamente dal suo incarico. Il prefetto adesso analizzerà le richieste e, nei prossimi giorni, darà delle risposte.
Alfredo Sitti
©RIPRODUZIONE RISERVATA