«Ecco come mi hanno estorto due case»

Il racconto di una donna: ero ricca, mi hanno avviato alla droga e mandato sul lastrico, spero che le abitazioni tornino a me

LANCIANO. «Ho avuto già la mia vittoria quando la Procura di Lanciano ha sequestrato i beni che mi sono stati sottratti con l’inganno e il raggiro. Aspetto il 24 ottobre per avere una giustizia piena». Sorride G.B.D.N. (le iniziali sono per tutelare la sua identità di vittima dell’usura) quando pronuncia questa frase. Il suo sorriso cela anni di disagio e sofferenza, ma racchiude anche la speranza di ottenere un risarcimento per quanto subito. Oggi, trentenne, è moglie e mamma. Si è rifatta una vita lontano da Lanciano dove invece, appena maggiorenne, ha vissuto un incubo, finendo in un buco nero fatto di droga, soldi e persone spregiudicate, stando al suo racconto.

La incontriamo nello studio dell’avvocato Giuseppe Cipolla, in un’assolata ma fredda mattina di marzo. È tornata in città, senza avvertire nessuno, per vedere Francesco Menditto, capo della Procura di Lanciano che lo scorso anno, a conclusione delle indagini della polizia, chiese e ottenne il sequestro preventivo di alcuni beni nella disponibilità di un presunto usuraio. Tra questi anche due appartamenti in via Duca degli Abruzzi, con vista sul salotto della città: corso Trento e Trieste. Nel 2001, in un tentativo di estorsione, l’uomo costrinse la giovane proprietaria a cedergli i due immobili, per far fronte agli onerosi pagamenti per l’acquisto di dosi di sostanze stupefacenti. Se la confisca diventerà definitiva, i beni andranno al Comune che potrà usarli a fini sociali.

«Ho voluto ringraziare personalmente il procuratore Menditto, e insieme a lui il pm Rosaria Vecchi e la polizia», spiega la donna, «per aver sequestrato quegli appartamenti: anche se non sono tornati a me, sono contenta che non siano più nella disponibilità di quelle persone che, sfruttando la mia ingenuità e la mia giovane età, mi hanno raggirato e portato via tutto, prima i contanti e poi le proprietà».

Stando al racconto della donna, il raggiro di cui rimase vittima 13 anni fa venne ben congeniato e messo in atto nell’arco di appena sei mesi. «Quando ho compiuto 18 anni, improvvisamente, ho avuto una grossa disponibilità di denaro (derivata dalla madre adottiva, ndc)», racconta, «queste persone, che conoscevano la mia situazione, mi hanno avvicinato, quasi casualmente, per strada, e circondata di cattive amicizie, spingendomi e invogliandomi ad assumere sostanze stupefacenti».

Piano piano il consumo occasionale è diventato dipendenza, assuefazione, che inibiva ogni capacità di discernere tra cosa fosse bene e cosa male. Pagava in contanti per la cocaina che le fornivano giornalmente, anche quattro milioni di lire alla volta. «Nelle intercettazioni telefoniche io ero la “gallina dalle uova d’oro”», continua la donna, «finiti i soldi contanti, sono passati alle mie proprietà. Mi facevano firmare documenti che credevo fossero preliminari per ristrutturare casa, invece erano atti di vendita, ma senza corrispondere alcuna somma».

Dopo essersi curata dalla tossicodipendenza, la donna, assistita dall’avvocato Giovanni Cerella, ha sporto querela per usura, estorsione, truffa e associazione a delinquere, contro dieci persone. Ma nel 2009 la sentenza del tribunale di Lanciano è stata di assoluzione. «Grazie all’avvocato Lucia Varliero del foro di Rimini abbiamo presentato ricorso», dice speranzosa, «l’appello ci sarà all’Aquila il 24 ottobre prossimo. Spero di ottenere giustizia piena, di poter rientrare nella casa che mi è stata sottratta. Ma la mia vittoria l’ho già ottenuta».

Stefania Sorge

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