«Era una rissa, non un linciaggio»

Interrogati i due atessani in manette per la morte del marocchino

ATESSA. «Né manganelli o corpi contundenti. È stata una rissa e non volevamo uccidere». Così si sono difesi i due atessani e i due romeni arrestati giovedì con l’accusa di omicidio volontario. Domenica scorsa hanno pestato un marocchino a Castel Sant’Angelo in provincia di Rieti. Ieri sono stati ascoltati dal Gip che ha chiesto il loro arresto dopo la morte, mercoledì scorso, del nordafricano.

Secondo i carabinieri, Nicola Stasolla di 35 anni e Roberto Calia di 26 anni, entrambi di Modugno (Bari) ma residenti ad Atessa, insieme ai romeni Catalin Comanici, 27 anni, residente a Lesina (Foggia), e Leonard Valentin Neculoiu, di 29 anni senza fissa dimora, avrebbero aggredito domenica Alì Labass. Lo avrebbero colpito con calci, pugni e un oggetto contundente all’esterno del bar-pensione da Silvana a Castel Sant’Angelo. I colpi subiti avrebbero causato, tre giorni dopo, la morte del marocchino in ospedale.

«Anzitutto», spiega l’avvocato Michele Cataldo che difende i quattro in manette insieme a Nicola Astese, «va detto che alla rissa hanno partecipato due soli degli arrestati: Stassola e Comanici. Neculoiu e Calia erano in macchina. Così come va detto che nella zuffa non è stato usato nessun manganello, poi trovato nell’auto e sequestrato dai carabinieri».
Secondo quanto riferito dai quattro al giudice, non ci sarebbe nessuna connessione tra la rissa e gli apprezzamenti fatti dai marocchini alla barista della pensione. Labass e un altro marocchino avrebbero avuto sì un battibecco con la donna, ma nel locale in quel momento era presente solo Stasolla, che giocava con un video poker e non avrebbe partecipato al litigio.

La rissa sarebbe scoppiata dopo, sull’uscio del locale. Stasolla, raggiunto da Comanici, è uscito dal bar. I due si sono riuniti a Calia e Neculoiu. Poi sono rientrati nella locanda per prendere qualcosa da bere. All’ingresso del bar ci sarebbe stato un vivace scambio di battute tra Labbas, il secondo marocchino e Calia. Questo sarebbe stato subito allontanato dagli amici e si sarebbe seduto in macchina con Neculoiu.
Stassola e Comanici sono invece rimasti coinvolti in una rissa con cazzotti, calci e il lancio di qualche sedia. Ad accapigliarsi con Labbas sarebbe stato Comanici, mentre Stassola sarebbe intervenuto solo quando l’amico è stato morso al dito dal nordafricano. «È intervenuto per dividerli», spiega l’avocato.

La rissa è finita poco dopo con l’arrivo dei carabinieri, che hanno identificato i quattro. «Erano certi che la cosa fosse finita lì», dichiara il loro avvocato. «Per loro era una normale rissa». Ma mercoledì mattina Labbas è morto al policlinico Gemelli per un trauma cranico e altre lesioni riportate nella colluttazione. E i quattro, tutti operai edili a Preturo in un cantiere per la ricostruzione, sono finiti in manette con l’accusa di omicidio volontario.