Escrementi sull'altare della chiesa

Sacrilegio a San Matteo: le chiavi del tabernacolo gettate sul pavimento

ROCCA SAN GIOVANNI. Escrementi umani sul pavimento, dietro la paratia tra l'altare e il tabernacolo. E poi le chiavi del ciborio, dove è riposta l'eucarestia, tolte dal cassettino che le custidisce e gettate a terra. In una parola: profanazione. La scena alla quale le pie donne hanno assistito ieri mattina nella chiesa parrocchiale di San Matteo, in piazza degli Eroi, di fianco al municipio, la ricorderanno per un pezzo.

Nel pomeriggio di domenica qualcuno è entrato nel luogo di culto lasciando escrementi sul pavimento, in un tratto fra l'altare e il tabernacolo. La chiesa è stata chiusa alle 20, ma nessuno si è accorto di nulla. Poi è stata riaperta ieri, poco prima delle 8, quando è stata fatta la scoperta. «La vicenda non sarebbe stata neanche tanto grave», spiega il parroco, don Vittorio Di Domenicantonio, «se non avessi notato che dal cassetto in cui sono conservate, mancavano le chiavi che aprono il ciborio dove è custodita l'eucarestia.

Forse chi ha compiuto il primo gesto è stato protagonista anche del secondo: le chiavi sono state ritrovate in un angolo della chiesa. Per fortuna il tabernacolo era integro». Mai a memoria d'uomo era successa una cosa simile nel paese che ha appena riottenuto la consacrazione delle quattro vele di Legambiente per il turismo ecosostenibile. Don Vittorio, 60 anni, originario di San Vito Chietino e parroco a Rocca da 22 anni, si è sentito al telefono con l'arcivescovo di Lanciano-Ortona, Carlo Ghidelli, e ha chiamato i carabinieri di Fossacesia per la denuncia.

«Il vescovo ha deciso di chiudere la chiesa per tutta la giornata», riprende il sacerdote, «ma alle 19 ho fatto una breve celebrazione con la benedizione. Questa chiesa è stata profanata, ma non sconsacrata». Per don Vittorio non ci sono dubbi: il gesto ha una matrice che definisce chiara. E parla di clima pesante in paese. «E' stato qualcuno di qui», sottolinea il parroco, «a Carnevale uno ha sostenuto che abbiamo fatto un torto al figlio: è uscito in strada che voleva ammazzare un nostro collaboratore.

L'altra sera ho sentito dire che qui viene gente a pregare e a fumare. Il popolo deve capire che la parrocchia non è mia. Chiedo di aiutarmi ad essere uomo di tutti e a non strumentalizzare la mia missione in questioni politiche. Qui ci sono tante vicende di giustizia e ingiustizia: a volte sto zitto, ma a volte parlo. Vorrei un paese perfetto, ma ormai ho fatto lo stomaco forte». Alle 19 la cerimonia di benedizione della chiesa: oltre ai fedeli, tra i banchi anche gli esponenti della maggioranza consiliare e dell'opposizione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA