Ex Carichieti, l'ombra del crac fa sperare i clienti beffati

Parte il processo per la dichiarazione di fallimento dell’istituto cancellato dal Salvabanche, tremano gli ex amministratori

CHIETI. Per l’ex Carichieti arriva il giorno del giudizio. Domani, davanti al giudice delegato Nicola Valletta, si aprirà l’udienza che dovrebbe portare alla dichiarazione di fallimento. Parliamo ovviamente della vecchia Carichieti, la bad bank che non ha più nulla a che fare con la Nuova Carichieti guidata da Salvatore Immordino e le cui vicende non incideranno minimamente sul destino di questa nuova banca. Tecnicamente quello su cui si dovrà decidere è se dichiarare o meno lo stato di insolvenza per il vecchio istituto di credito. E viste le cifre che sono già venute fuori, non c’è da farsi illusioni.

La richiesta della dichiarazione di insolvenza si basa infatti su due dati significativi che al 31 dicembre del 2013 certificano sofferenze per 453,8 milioni e previsioni di perdite per 304,7 milioni. Ma per sapere realmente qual è il peso del passivo di Carichieti bisognerà aspettare il procedimento che si apre lunedì. Nel corso del processo, infatti, Banca d’Italia, che si costituirà in giudizio, svelerà tutte le carte finora coperte da riserbo, in base alle quali ha deciso prima il commissariamento e poi la fine dell’istituto di credito attraverso il Decreto salvabanche che ha visto accomunate dallo stesso destino anche Cariferrara, Banca Marche e Banca Etruria. Per tutte e tre le banche il tribunale ha già dichiarato lo stato di insolvenza, ora manca solo il giudizio sulla “quarta sorella”. Come per le altre banche, a depositare alla cancelleria del tribunale fallimentare di via Arniense la richiesta della dichiarazione di insolvenza è stato il commissario liquidatore, l’avvocato romano di 71 anni, Massimo Bigerna, che è affiancato da Pierluigi Tenaglia, presidente dell’Ordine degli avvocati di Chieti. Si dovrà aspettare il pronunciamento del tribunale fallimentare, dopodiché, se ci sarà la dichiarazione dello stato di insolvenza, dovrebbe immediatamente discendere l'apertura del fascicolo per bancarotta fraudolenta da parte della Procura teatina.

Il condizionale è d’obbligo, perché l’azione della Procura formalmente non è scontata, ma quello che ci si aspetta è che si apra un capitolo ben più grave sulla vicenda del dissesto finanziario dell'istituto di credito, che chiamerà alle proprie responsabilità gli ex amministratori della banca di via Colonnetta. Il rischio è quello di una pesantissima accusa di crac. Ma se lo spettro della bancarotta incombe minaccioso sugli ex amministratori, allo stesso tempo, un processo di questo genere darebbe la possibilità di inserimento, come parti offese, a centinaia di risparmiatori e imprenditori beffati.