Famiglia del bosco, il nodo scuola: «Una maestra nella casa famiglia»

È questa la strada tracciata dalla tutrice dopo le carenze nell’istruzione evidenziate dai giudici. E la scuola cattolica paritaria Madonna dell’Asilo si offre per accogliere i piccoli gratuitamente
PALMOLI. La campanella suonerà il 7 gennaio, ma non ci saranno banchi disposti in fila né compagni di classe a fare chiasso nei corridoi. Per i tre bambini del bosco di Palmoli la scuola arriverà varcando direttamente la soglia della casa famiglia di Vasto che li ospita dal 20 novembre scorso. È questa la soluzione operativa tracciata per sciogliere uno dei nodi più intricati della vicenda, che ha portato alla sospensione della responsabilità genitoriale di Catherine Birmingham e Nathan Trevallion. Salvo cambi di programma dell’ultimo minuto, sarà un’insegnante dell’istituto comprensivo di Palmoli – come prospettato dall’avvocato Maria Luisa Palladino, tutrice dei minori – a recarsi fisicamente nella struttura protetta per avviare quel percorso di istruzione che, secondo i magistrati, è mancato quasi del tutto negli anni vissuti nella casa di pietra.
Questo tema è centrale nelle contestazioni mosse dal tribunale per i minorenni dell’Aquila, presieduto da Cecilia Angrisano, e confermate dalla Corte d’appello. I genitori hanno sempre difeso la loro scelta dell’unschooling, l’apprendimento naturale e senza schemi rigidi, sostenendo di aver seguito le procedure burocratiche previste dalla normativa italiana. Hanno prodotto documenti, citato protocolli, rivendicato la libertà di educare i figli secondo i ritmi della natura e della curiosità individuale. Ma, secondo i giudici, ci sono lacune profonde. La Corte d’appello, nel respingere il reclamo dei genitori, ha scritto: «Anche a voler ritenere regolarmente osservato, dal punto di vista formale, il procedimento relativo al ricorso alla scuola parentale, va evidenziato come le valutazioni di idoneità» della figlia maggiore «contrastino in modo eclatante con le condizioni di istruzione verificate dopo l’inserimento in casa famiglia, ove è emerso che la bambina non sa leggere e scrivere, né in inglese né in italiano».
Catherine e Nathan, pur difendendo il loro modello, avevano dato la disponibilità ad accogliere un’insegnante anche nella loro abitazione, qualora fosse stato concesso il rientro dei figli. Ma, con il provvedimento dell’11 dicembre (notificato il 22) che ha confermato il collocamento in comunità, ogni potere decisionale resta nelle mani dell’avvocato Palladino. La scelta, almeno per adesso, è caduta su un modello ibrido: non ancora l’inserimento in una classe normale, forse troppo traumatico o prematuro in questa fase delicata, ma l’invio di una docente dedicata all’interno della struttura.
Solo nei prossimi mesi si prevede l’ingresso dei bimbi in una scuola “vera”, in cui saranno seduti al banco insieme ai coetanei. In questo scenario, c’è anche un gesto di solidarietà dal territorio. La scuola cattolica paritaria bilingue Madonna dell’Asilo (Istituto Figlie della Croce) ha avanzato la propria disponibilità ad accogliere i tre bambini facendosi carico interamente delle spese, senza far pagare alcuna retta. Una mano tesa che offre un’alternativa per il futuro prossimo.
Per adesso, però, si parte il 7 gennaio: la maestra andrà dai bambini, portando libri e quaderni lì dove la giustizia ha deciso che debbano vivere. Almeno per ora.
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