Famiglia distrutta a Chieti, trapianto di fegato riuscito al papà in coma per i funghi

Il bollettino dei chirurghi dell’Umberto I. Vertice in direzione sanitaria a Chieti: confermata l’intossicazione alimentare

CHIETI. L’intervento di trapianto di fegato su Marco Ricci è riuscito. Lo dicono i chirurghi del Centro trapianti del policlinico Umberto I di Roma che ieri mattina hanno inviato il bollettino medico ai vertici della Asl di Chieti.

L’uomo, 48 anni, di Chieti, finito nella Rianimazione del Santissima Annunziata da domenica scorsa per una probabile intossicazione alimentare, la stessa che dovrebbe aver ucciso la moglie Morena Capitanio, 10 giorni fa, ha reagito bene all’intervento e per lui si riaccendono le speranze di una ripresa. «Il percorso clinico individuato e seguito dalla Rianimazione di Chieti», scrive la Asl teatina, «si è rivelato quello giusto, vista la risposta incoraggiante dell’uomo».

Tuttavia, dicono i medici del policlinico romano, le sue condizioni sono gravi e la prognosi per ora non può essere sciolta.

Intanto ieri mattina c’è stata una riunione convocata dalla direzione sanitaria dell’ospedale clinicizzato di Colle dell’Ara. Vertice durante il quale si sono analizzati i risultati dell’autopsia sul corpo di Morena Capitanio.

All’incontro hanno partecipato il dottor Pietro Falco, medico legale che ha eseguito l’esame autoptico, la direzione sanitaria dell’ospedale clinicizzato, della Rianimazione, del pronto soccorso, dell’Anatomia patologica, di Cardiologia, Malattie infettive, Patologia clinica e del Dipartimento di prevenzione. Tutti quegli operatori che hanno avuto a che fare con il caso dei due sfortunati coniugi.

Alla luce della riunione viene in sostanza confermato che con ogni probabilità i due sono stati colpiti dallo stesso male, causato da una intossicazione alimentare, probabilmente per aver ingerito funghi velenosi, che in base a una testimonianza sarebbero stati regalati da un parente, o altra sostanza comunque tossica o velenosa.

Tuttavia non si ha una conferma obiettiva di quelle che per ora restano ipotesi di intossicazione, in quanto si è ancora in attesa dei risultati degli esami del’Istituto superiore della Sanità di Roma e del Centro antiveleni di Pavia, cui sono stati inviati i prelievi gastrici di Ricci, che rispettivamente dovranno fornire referti istologici e sulle eventuali tossine trovate.

La correlazione tra i due casi ha comuni evidenze: come la sintomatologia del marito, grastroenterite con vomito e diarrea e febbre alta che ha imposto il suo ricovero in rianimazione domenica 23 marzo, la stessa accusata martedì 25 marzo dalla moglie ma alla quale è sopraggiunta la morte improvvisa.

Evoluzione ben diversa quella del marito colpito da insufficienza renale e da necrosi epatica.

Il quadro clinico di Marco Ricci all’improvviso si è ulteriormente aggravato, tanto che l’unica soluzione di salvezza è apparsa il trapianto di fegato. L’uomo è stato trasferito a Roma e in attesa di un fegato compatibile è stato collegato a un organo artificiale, macchinario speciale in possesso del policlinico romano.

Intanto anche i parenti dei coniugi Ricci vengono continuamente monitorati e soprattutto la madre dell’uomo che durante il funerale della figlia si è sentita male. Ma sembra che il malore sia stato causato dal forte stato emotivo, con la nuora defunta e il figlio in gravissime condizioni.

Sul fronte delle indagini della magistratura che sul caso ha aperto un fasciolo per omicidio colposo, il sostituto procuratore Giuseppe Falasca che sta coordinando le indagini dei carabinieri dei Nas, sta aspettando i risultati delle analisi. Solo in base a questi l’inchiesta potrà evolvere.

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