Famiglia nel bosco, Adinolfi all’attacco: «Magistratura criminale»

22 Novembre 2025

Il politico e opinionista interviene su Facebook: «Conosco la cultura di vicinanza alla natura, come la mamma dei bambini»

PESCARA. Mentre il governo valuta l’invio di ispettori del ministero della Giustizia, la vicenda della famiglia che viveva nei boschi continua a scuotere ogni latitudine politica. Se la Lega attacca parlando di libertà educativa e comunità rom, ecco intervenire su Facebok Mario Adinolfi, fondatore del Popolo della Famiglia. L’ex concorrente dell’Isola offre una chiave di lettura radicale, evocando la “cultura woke” e accusando le istituzioni di essere «plagiate» da un’ideologia che «vede nella genitorialità naturale un nemico da abbattere». Per Adinolfi togliere i tre bambini ai genitori che avevano scelto una vita a contatto con la natura rappresenta «l’ennesima immagine di una magistratura criminale perché imbevuta di un’ideologia antifamilista».

Nel suo affondo chiama in causa anche Avs e la moglie del segretario Nicola Fratoianni, Elisabetta Piccolotti criticando la posizione espressa dalla deputata che aveva sottolineato come «i bambini non vadano considerati un oggetto dagli adulti che li circondano». Adinolfi ribalta il tavolo e accusano «autorevolissimi compagni di partito di aver ottenuto figli per compravendita», mentre difende lo stile di vita della famiglia di Palmoli: «Sono australiano di passaporto come la mamma di quei tre bambini, conosco bene la cultura di vicinanza alla natura propria dei nativi di quel Paese e sono certo che nulla è stato fatto mancare ai tre figli, se non il conformismo dei giudici».

Toni completamente diversi arrivano da Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera, che invita a evitare passerelle politiche: «Matteo Salvini dice che se serve andrà personalmente in Abruzzo, nel bosco dove vive la famiglia che ha ricevuto il provvedimento di allontanamento. Diremmo che non serve: faccia funzionare i treni, eviti di buttarsi a capofitto in una vicenda controversa e dolorosa che vede al centro tre minori. Se proprio serve qualcosa è la sobrietà». Una distanza netta, che fotografa l’ennesimo scontro frontale ideologico sul destino dei tre bambini affidati dal Tribunale dei Minori dell’Aquila, mentre l’esecutivo cerca di capire se intervenire formalmente sulla gestione del caso.

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