Palmoli

Famiglia nel bosco, la garante per l’infanzia: «I bambini tornino presto a casa»

1 Dicembre 2025

Intervista ad Alessandra De Febis (nella foto): “Sto monitorando costantemente gli avvenimenti, ora rispettiamo la vita di questa famiglia”

L’AQUILA. La giornata procede lenta. Scandita da ritmi e abitudini quanto più simili alla "vecchia vita", quella nella casa del bosco. Sveglia all'alba, colazione al mattino presto e i pranzi consumati con mamma Catherine. I tre bimbi di Palmoli, accolti all'interno della casa protetta vicino a Vasto, dopo la sospensione della responsabilità genitoriale, vivono così: protetti dagli occhi del mondo che ha acceso i riflettori su quell'esistenza fuori dagli schemi, vissuta a stretto contatto con la natura, tra animali da accudire e vita all'area aperta. I bambini, adesso, vedono anche il papà, Nathan. Per qualche ora e all'interno della struttura. La garante per l'infanzia della Regione Abruzzo, Alessandra De Febis, ha sentito sabato scorso la responsabile della casa protetta dove alloggiano i tre fratellini, una bimba di otto anni e due gemelli di sei. L'abbiamo raggiunta a telefono: ha deciso di concederci un'intervista, nonostante la pressione mediatica che l'ha gettata in prima persona nel vortice del caso, per raccontarci quel che ha visto finora. E quanto sia importante, adesso, che le luci della ribalta, lentamente, si spengano «per il bene dei ragazzini».

Dottoressa De Febis, ci sono novità sul caso?

«Ho sentito sabato scorso la responsabile della casa famiglia dove si trovano i bambini con la mamma, nel Vastese. La struttura è accogliente e i fratellini di Palmoli continuano a rispettare le loro abitudini».

Proprio come facevano quando erano con la mamma e il papà?

«Diciamo che la casa famiglia si è adeguata ai loro tempi e al loro stile alimentare. Fin dal primo giorno è stato stabilito di calibrare ritmi e consuetudini allo stile alimentare e di vita che avevano in precedenza».

Lei sta seguendo con grande attenzione e tatto la vicenda...

«Quasi giorno per giorno. Finora ho effettuato tre visite per constatare che i bambini stessero bene, ma è ciò che faccio abitualmente con tutti i casi che vengono sottoposti alla mia attenzione. Sono solita agire così».

Mi stava dicendo dei bimbi...

«Sto seguendo la vicenda con grande attenzione. Questi bambini hanno la presenza della mamma, una figura genitoriale di primaria importanza. Fa colazione, pranza e cena con loro e li accompagna a dormire, anche se poi non trascorre la notte nella stessa stanza. Ha dei momenti di condivisione importanti ed è una figura rassicurante per loro, che dà stabilità in questa fase».

Lei ha detto che i bambini stanno bene. È davvero così?

«Quando dico che stanno bene, intendo che stanno vivendo con equilibrio questo momento grazie alle operatrici che si prendono cura amorevolmente e con professionalità di tutti i ragazzi che sono ospitati nella struttura. Anche la presenza della madre gioca un ruolo fondamentale».

C’è la speranza che tornino presto a casa?

«L'auspicio è che tornino presto a casa e che questa situazione possa ritrovare il giusto bilanciamento. Sto monitorando costantemente l'evolversi degli accadimenti. Anche quando non riesco ad andare in presenza, contatto la struttura. Mi è stato riferito che i bambini hanno calendarizzato le visite con il papà».

Quindi possono vederlo?

«Sì, in questi giorni iniziano a frequentare di nuovo anche l'altro genitore, il papà appunto, con dei tempi calendarizzati con gli assistenti sociali. Ovviamente anche il padre vede i figli all'interno della struttura, per il momento, così hanno la possibilità di tornare in contatto con entrambi i genitori».

Il suo ruolo in tutta questa vicenda qual è stato e quale continuerà ad essere?

«Vigilare sul rispetto dei diritti che sono quelli contenuti nella Convenzione dei diritti del fanciullo. L'articolo 9, ad esempio, stabilisce il diritto dei bambini a non essere separati dai genitori, a meno che non sia necessario per il loro interesse superiore. Ed ancora l'articolo 30 della Costituzione contempla anche il diritto dello Stato di intervenire quando ci sono condizioni pregiudizievoli per gli stessi bambini. Il confine è molto sottile, nel caso specifico che stiamo prendendo in esame».

Perché?

«Sappiamo che i genitori possono mantenere, educare ed istruire i figli, ma nessuno ci dice come devono farlo. Non c'è una vera norma che detta le regole. Nel caso di Palmoli la situazione è stata estremizzata perché non c'è uno stile di vita comune ed usuale, come quello a cui siamo abituati quotidianamente».

Per questo è esploso il caso?

«La pressione mediatica non ha giovato, in questa situazione, alla soluzione del problema. Non ha aiutato a cercare la strada migliore; anzi, c'è' stata una violazione continua della privacy dei bambini». Ci spieghi meglio... «Sullo stile di vita adottato da questi genitori, su cosa facevano, come mangiavano. Supponiamo che, tra dieci anni, questi bambini ormai cresciuti e maggiorenni intendano cambiare vita o tipo di approccio: cosa accadrebbe? Non sono stati adeguatamente tutelati».

Non è stata rispettata la loro privacy?

«Assolutamente no. Su questa vicenda va ripristinato un profilo basso che tenga conto del rispetto della privacy. Parliamo tanto di di cyberbullismo, di esposizione mediatica dei ragazzini, anche in giovanissima età, ma la vita di questi bambini è stata passata letteralmente al setaccio».

È vero che dentro, non volendo, ci e' finita anche lei?

«Io ricevo telefonate dalla Francia, dall'Australia, dal mondo. Non so più come fare, mi chiamano da ogni parte, mi ritrovo gente fuori casa disposta ad estorcermi una qualsiasi forma di dichiarazione: è assurdo! Bisogna rimettere i giusti confini, dare il tempo a chi di dovere di osservare per adottare i giusti provvedimenti del caso. La priorità, adesso, è capire come stavano realmente questi bambini. Va abbassato il tono mediatico».

Il suo è un richiamo al rispetto?

«Una parola che è scomparsa in tutta la vicenda eppure l'enciclopedia Treccani, nel 2025, ha scelto rispetto come termine chiave. In questa vicenda il rispetto dei bambini è stato violato da tutti: andavano tutelati dando il tempo, a chi deve intervenire, di poter osservare e giudicare la situazione in serenità».

Quindi?

«Fermiamoci un attimo e diamo la possibilità di riannodare i fili della vicenda. Bisogna rimettere i giusti confini, perché girano immagini di questi bambini che nessuno potrà più fermare. Questa storia è andata oltre, è su tutti i giornali del mondo. Dal danno alla privacy ora è difficile tornare indietro, ma sicuramente non dobbiamo continuare».

Un appello finale.

«Rispettiamo la vita di questa famiglia e dei bambini e lasciamo fare alle istituzioni preposte il loro corso per adottare la soluzione migliore, nell'interesse primario dei minori. Attendiamo che la magistratura faccia il suo lavoro: questi ragazzini, oggi, stanno subendo decisioni e comportamenti di terzi, che non sono le loro, come la violazione del rispetto nei loro confronti. Di tutto ciò attualmente, non sono consapevoli, ma lo saranno da adulti e non è giusto, Non sono solo stati strappati ai genitori, ma è stato fatto loro molto di più. Violandone la privacy e il rispetto».

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