Famiglie in crisi, le case vanno all'asta

Pagare il mutuo è sempre più un'impresa: al tribunale ci sono 608 carichi pendenti

VASTO. Ha scelto di vivere a Vasto perchè qui gli sembrava tutto più facile e a misura d'uomo. Lo è stato per un decennio. Ora non più. Lui è in cassa integrazione, la moglie ha perso il lavoro, ma a fine mese c'è il mutuo da pagare. Antonio, metalmeccanico torinese di 40 anni è una delle 1200 persone che ha chiesto aiuto allo sportello antiusura per non perdere la casa. Come lui sono centinaia nel Vastese le famiglie in difficoltà con i mutui.

Sia per ottenerli, visto che le banche hanno stretto i cordoni della borsa, sia per pagarli, perchè le rate sono diventate all'improvviso troppo elevate. La sezione immobiliare del Tribunale di Vasto ha 608 carichi pendenti. In un anno sono stati definiti 100 giudizi. Non sempre c'è stato il lieto fine. Il 25% degli appartamenti è finito all'asta. Talvolta le banche riescono ad andare incontro al cliente allungando il mutuo. Ma basta guardare gli annunci giudiziari per capire che sono tanti i casi in cui gli appartamenti vanno all'asta perchè gli acquirenti non riescono più a pagare.

«Effettivamente la situazione è drammatica», dice Riccardo Alinovi, procuratore stragiudiziale, titolare di una agenzia per il recupero crediti per conto degli istituti bancari. «Stiamo attraversando una fase delicata. Le famiglie in sofferenza economica a causa della crisi sono aumentate negli ultimi mesi a dismisura. L'impegno finanziario per molti supera le entrate. Sono sempre di più i proprietari che si indebitano o chiedono aiuto alle associazioni e fondazioni antiusura». Nel comprensorio le richieste di aiuto sono state 1200. L'Adiconsum per venire incontro a tanti padri di famiglia in difficoltà ha aperto un sito internet in cui spiega cos'è il fondo antiusura e come fare richiesta.


Il fondo si rivolge esclusivamente alle famiglie, non alle imprese e cerca per quanto possibile di traghettare i richiedenti fuori dalla crisi. «E' terribile vedere una società fondata sui consumi che marginalizza chi non riesce a stare al passo», spiega l'associazione. E una grande mano la danno anche le parrocchie. Alla parrocchia di San Marco, una delle tre mense allestite per i "nuovi poveri" dalla Caritas (le altre sono Domus Pacis e San Giovanni Bosco) i pasti caldi sono passati in un anno da 40 a 230. Disoccupati, cassintengrati, ragazze madri. Gente comune che fino ad un anno fa viveva tranquillamente e dignitosamente. Hanno un età media di 40-45 anni. Qualcuno lavora saltuariamente. Altri sono in mobilità o in cassa integrazione. Nessuno di loro riesce più ad arrivare a fine mese. Lo stesso accade nel comprensorio. Sono centinaia i residenti del Medio e Alto Vastese che negli ultimi mesi hanno oltrepassato la linea sottile che separa la normalità dalla povertà. «Il Vastese è in affanno: serve una terapia d'urto», è l'allarme lanciato dai sindacati. Il Pil, il prodotto interno lordo, indice che misura la ricchezza di un paese, secondo una indagine del Dipartimento lavoro e Mezzogiorno è tornato ai livelli del 2000.

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