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Fiom: il declino dell’Acs tre anni fa

Labbrozzi: fabbrica smantellata con l’assenso della Uilm

ATESSA. Rifiuta ogni addebito di responsabilità la Fiom nella vicenda della vertenza Acs che vede la perdita di lavoro di 23 operai, tra cui donne e persone oltre i 50 anni di età. La fabbrica dell’indotto automotive della Val di Sangro ha annunciato la chiusura e il trasferimento a breve della produzione a Cassino.

Su questa decisione Uilm e Fiom rimpallano le responsabilità. Per il segretario della Uilm, Nicola Manzi, il cammino «scellerato» intrapreso dalla direzione aziendale Acs ha avuto inizio con la firma nel 2011 «dei contratti di solidarietà difensivi» che avrebbero di fatto aperto la strada della delocalizzazione. Per Davide Labbrozzi della Fiom, invece, «lo smantellamento dell’Acs ebbe inizio tre anni fa quando, grazie a una intesa raggiunta tra Uilm e azienda, la Acs trasferì ben 17 stampi di produzione a Cassino. Fu proprio l’allora segretario provinciale Uilm a convincere tutti che in cambio della rinuncia a chiudere il sito di Atessa, si poteva concedere l’assenso al trasferimento. Chi conosce la materia», prosegue Labbrozzi, «sa individuare la differenza tra un accordo di cassa integrazione straordinaria, firmato dalla Uilm tre anni fa, e i contratti di solidarietà, accordo sottoscritto dalla Fiom due anni or sono. La cassa straordinaria spesso conduce le aziende alla chiusura mentre l’impianto solidaristico previsto dal contratto di solidarietà ha la finalità del mantenimento in vita dell’impresa. La Fiom», conclude Labbrozzi, «continuerà a lavorare per garantire il massimo risultato possibile ai lavoratori Acs. (d.d.l.)

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