Forest Oil: a Bomba creeremo lavoro

John Klein della multinazionale: l'estrazione di gas non danneggia l'ambiente

LANCIANO. «Quello di Bomba è l'unico progetto di Forest Oil in Italia e quindi è fondamentale per la presenza della multinazionale in questo Paese». A parlare, in un'intervista esclusiva al Centro, è John Klein (nella foto), managing director dell'azienda di Denver in Colorado negli Stati Uniti e responsabile delle attività internazionali del gruppo, compresa la realizzazione di un impianto di estrazione e lavorazione del gas in località Colle Santo, sulle rive del lago di Bomba, in Val di Sangro. Un progetto che secondo l'azienda avrà un basso impatto ambientale e creerà posti di lavoro. Comuni e Provincia lo ritengono invece inconciliabile con la vocazione naturale e turistica dell'area.

In passato l'Eni ha rinunciato a un progetto sul lago di Bomba a causa di un territorio instabile e sismico vicino alla diga, paragonata per fragilità a quella del Vajont. Perché la Forest Oil, invece, va avanti?
«L'area di Bomba è stata accuratamente selezionata. Le tecnologie ora a disposizione, e che Eni non aveva al tempo, ci permettono di individuare e produrre in maniera economicamente efficiente il gas. Alla luce di queste considerazioni il progetto Forest Oil a Bomba è partito e prosegue tuttora, anche in considerazione del bisogno di gas dell'Italia. La subsidenza indotta dalla nostra attività sarà minima e senza alcuna ripercussione sul territorio e sulla diga. Niente a che vedere con il Vajont. Esperti di fama mondiale, quali il presidente del Comitato per la salvaguardia della Torre di Pisa, Michele Jamiolkowski, e Allen Marr, che insegna al prestigioso Mit di Boston, hanno stimato che la subsidenza annua sarà molto limitata e pari a circa 5 millimetri. Inoltre, per limitarla al massimo, Forest Cmi ha definito un programma di monitoraggio permanente basato sulle stazioni satellitari Gps e su un sistema microsismico che copre tutta l'area del giacimento. Il monitoraggio della diga è in parte già attivo e sarà eseguito dalla ditta specializzata statunitense Geocomp: tutti i dati raccolti e monitorati in tempo reale verranno inviati alla Regione, ad Acea e al ministero delle Infrastrutture».

In che modo l'azienda valuta l'opposizione della popolazione e quella espressa dalla Provincia e dai Comuni?
«Riteniamo che il nostro progetto sia estremamente valido e in grado di convincere anche gli scettici. È un progetto molto più semplice di come, a volte, è stato raccontato. Sono tempi difficili per molte famiglie di lavoratori in Italia e nel mondo: progetti come quello di Bomba potrebbero portare nuove opportunità di lavoro, specie per i più giovani. Noi comprendiamo le preoccupazioni dei cittadini per la salute e la sicurezza e, di conseguenza, abbiamo progettato l'intervento nel rispetto dei massimi standard di sicurezza ambientale, in linea con la normativa europea e nazionale. Esistono anche cittadini e istituzioni favorevoli a questo progetto, come Confindustria Chieti e Api, l'Associazione delle piccole e media imprese di Chieti e Pescara. Inoltre le aziende locali ci contattano perché vogliono lavorare con noi e i residenti in cerca di occupazione, in particolare giovani, ci mandano i curricula. Queste voci vanno ascoltate, anche dai Comuni che si oppongono al progetto e dalla Provincia di Chieti, che comunque ci sta aiutando con la pubblicazione della ricerche di personale».

Il caso della British Gas è ancora fresco: troppo tempo per ricevere un'autorizzazione all'installazione di un mega impianto e l'azienda ha rinunciato. Forest Oil si è posta un limite di tempo?
«Diverse multinazionali hanno abbandonato l'Italia, altre tuttavia sono disposte a investire in questo importante Paese che ha recentemente migliorato la propria credibilità internazionale. Accogliamo con estremo favore le recenti dichiarazioni del ministro dell'economia Corrado Passera, secondo cui "l'Italia ha ingenti riserve di gas e petrolio e una parte importante di queste riserve è attivabile in tempi relativamente rapidi, consentendo di soddisfare potenzialmente circa il 20% dei consumi dal 10% attuale". Ci auguriamo che queste parole rappresentino un buon viatico per i progetti come il nostro, in grado di ridurre la dipendenza energetica dell'Italia dalle importazioni, e che le parole del ministro vengano considerate con attenzione da tutti gli enti preposti alla valutazione di progetti in materia di estrazione di idrocarburi. Quindi il nostro progetto prosegue: in base alle tempistiche programmate dell'investimento ci auguriamo di ottenere nei prossimi mesi tutte le autorizzazioni necessarie».

Qual è, se esiste, il limite tra sviluppo e ambiente in una regione come l'Abruzzo dove il verde e il turismo dei parchi rappresentano una priorità?
«Pensiamo che un equilibrio tra progresso economico e tutela dell'ambiente esista e si chiami sviluppo sostenibile, rispettoso delle leggi e delle politiche locali. La Forest punta a perseguire lo sviluppo sostenibile in tutte le fasi dei propri progetti nel mondo, utilizzando le migliori tecnologie per la tutela dell'ambiente a disposizione, come la Shell Paques, che permette di utilizzare biotecnologie e non avere emissioni. L'Abruzzo è una regione bellissima e ricca di tradizioni culturali e impianti come il nostro, di dimensioni limitate -2,5 ettari- di certo non pregiudicano l'offerta turistica, che peraltro è limitata solo a determinate aree, come dimostrano i dati. Altre regioni virtuose in genere prese ad esempio, come l'Emilia Romagna, hanno saputo conciliare impianti di estrazione del gas con un turismo molto florido».

Se abitasse a Bomba o nelle vicinanze, come valuterebbe la possibilità che vicino venga realizzato un impianto di estrazione per il gas?
«Se avessi problemi ad abitare vicino a un impianto di estrazione e trattamento del gas non farei questo mestiere. Il nostro impianto è al 100% sicuro e rispettoso dell'ambiente, e porterà benessere ai cittadini di Bomba e alla provincia di Chieti».

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