Fulmine sulle elezioni, sindaco condannato
Rapino, la Corte dei Conti chiede 88mila euro alla Cocciaglia denunciata dallo sfidante Micucci
RAPINO. Sulla campagna elettorale per le comunali del 25 maggio si abbatte una sentenza della Corte dei conti. La giustizia contabile ha condannato in primo grado il sindaco Rocco Cocciaglia, il suo vice Andrea Oliva e un ex assessore a risarcire il Comune per 88mila euro, la cifra spesa per retribuire dal 2010 un professionista esterno nominato a capo dell'ufficio tecnico. Il procedimento parte da un esposto presentato da quattro consiglieri della minoranza fra cui il capogruppo e ex sindaco Rocco Micucci, oggi candidato dell'opposizione nella sfida con l'uscente Cocciaglia. Secondo la magistratura contabile regionale, il sindaco ha violato la legge che gli imponeva di affidare l'incarico dirigenziale a un dipendente in servizio in possesso dei requisiti necessari. Per la Corte si tratta del geometra Giuseppe Micucci, che aveva dato le dimissioni nell’autunno del 2009 a qualche mese dal cambio di consegne seguito alle elezioni comunali. «E' su quest'aspetto», replica Cocciaglia, «che baseremo il ricorso in secondo grado, alla Corte d'appello di Roma, poiché la Corte dei conti ha scritto una sentenza che sconfina a nostro giudizio in una ingerenza politica, e valga come esempio il fatto che si menziona nel testo Giuseppe Micucci come "sindaco", quando invece siamo di fronte a una semplice omonimia. Ma poi», osserva, «è un fatto che le dimissioni del geometra avevano aperto la strada obbligatoria a un professionista esterno, eventualità contenuta nella legge 165 del 2001 e nello stesso regolamento comunale». Per gli stessi fatti, l'amministrazione è stata assolta in primo grado dal giudice del lavoro di Chieti su ricorso del geometra Micucci e dal Gup Paolo Di Geronimo in sede penale con formula piena, procedimento avviato dalla minoranza che invocava l'abuso d'ufficio. «Senza menzionare che la sentenza non tiene conto dei circa 35mila euro che avremmo dovuto comunque pagare al dipendente interno come indennità per l'incarico», annota il sindaco, «la Corte ha semplicemente dimenticato che i fatti sono già stati al vaglio della magistratura ordinaria, che non ha ravvisato alcuna violazione della legge». Rocco Micucci commenta la sentenza e spiega che «più volte abbiamo chiesto al sindaco e alla giunta di rivedere le proprie decisioni: lo abbiamo fatto in consiglio poi formalmente con un atto di diffida, ma nessun passo indietro è stato fatto. Oggi possiamo solo essere soddisfatti della sentenza che finalmente ristabilisce la regolarità nel Comune di Rapino chiamando gli amministratori a pagare per i danni fatti».
Francesco Blasi