Furgone portavalori svaligiato: due condannati per il finto raid alla stazione Ip di Sambuceto

Inflitti 3 anni e 6 mesi a uno degli esecutori. La guardia giurata complice finisce sotto processo. Un’imputata assolta per non aver commesso il fatto
CHIETI. Un colpo simulato con un bottino da mezzo milione. Ma per i cinque protagonisti della rapina al furgone portavalori della ditta Battistolli, la sentenza del giudice a scrivere un finale amaro: per Luigi Di Donato, 44enne napoletano ma domiciliato a Cappelle sul Tavo, la sentenza più dura, quella di tre anni e sei mesi dopo il patteggiamento. Con lui, esecutore materiale del colpo, il 32enne Jacopo Di Matteo, originario di Penne ma residente a Picciano. Rigettato il patteggiamento, il suo fascicolo adesso ritorna dalle mani del giudice a quelle del pubblico ministero Giancarlo Ciani, che alla fine delle indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Chieti, aveva contestato anche alcune aggravanti: quella di aver causato un «danno economico di rilevante entità», ma anche «l’abuso della relazione lavorativa in essere da parte di Pardi con la società Battistoli» e il numero dei partecipanti legati alla realizzazione del colpo, cioè più di tre persone.
Soprattutto, il pm aveva contestato l’uso di mezzi fraudolenti e della destrezza: la banda si era servita del clone di una chiave elettrica - detta dallas - utile ad aprire la valigetta di sicurezza contenente il denaro - 411mila euro e 17mila dollari americani - grazie al coinvolgimento della guardia giurata Walter Pardi, 57enne residente a San Giovanni Teatino, dove lo scorso 13 dicembre è avvenuta la rapina. Una messinscena in piena regola, secondo la procura. Tant’è che per rendere più credibile la dinamica del colpo al furgone, Di Donato e Di Matteo hanno preso in consegna da Pardi la pistola di servizio e il caricatore con dieci colpi, a simularne il sequestro. Questa la ricostruzione della dinamica: Pardi, Di Donato e Di Matteo, con un terzo soggetto «tuttora ignoto», hanno simulato l’assalto al furgone portavalori mentre la guardia giurata era in sosta per fare rifornimento alla stazione di benzina Ip di Sambuceto.
Non solo: con Di Matteo, Pardi avrebbe svolto nei giorni immediatamente precedenti al colpo le prove tecniche. E ora per la guardia giurata c’è il rinvio a giudizio, con l’inizio del processo fissato per aprile 2026. Condanna anche per Domenico Pollice: residente a Montesilvano, il 50enne di origini napoletane è legato al colpo per il furto delle due auto - una Ford Puma e una Fiat 500X - utilizzate per effettuare il colpo e sottratte una settimana prima dalla ditta di autonoleggio per cui Pollice lavorava. Per lui il giudice Maurizio Sacco ha stabilito una pena pari a due anni e quattro mesi. È stata invece assolta la 47enne Manola De Luca (difesa dall’avvocato Gianluca Carlone), moglie di uno degli esecutori, Di Donato: a chiudere la parabola giudiziaria della donna, che secondo l’accusa sarebbe stata coinvolta nella fase finale del colpo, con il recupero in auto del marito subito dopo il raid da mezzo milione, è arrivata l’assoluzione per non aver commesso il fatto.
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