"Giovane per la pensione, vecchia per un lavoro", la storia dell'ex volto tv di Chieti

Marinella Iezzi ha scritto a Renzi e D’Alfonso, racconta il dramma di chi a 57 anni resta senza nulla. Lancia un appello che vale per migliaia di esodati. Vediamo chi lo raccoglie
CHIETI. Il suo volto bucava lo schermo. Ora racconta l’angoscia di chi è troppo giovane per andare in pensione e troppo vecchio per un lavoro. Marinella Iezzi ha 57 anni. A vent’anni era una stella dell’informazione televisiva locale. Brillante e dalla dizione perfetta, raccontava Chieti agli abruzzesi.
A trent’anni, Mediaset la chiamò per un provino che l’avrebbe lanciata a livello nazionale. Tra le concorrenti, Marinella era certamente la più professionale e la più bella con quel volto che, appunto, bucava lo schermo. Superò il provino della sua vita, arrivò prima, ma scelse di restare a Chieti dove i sogni però sono naufragati.
Quella di Marinella è la storia vera di chi, da sette anni, è senza lavoro. Sopravvive dimenticata e condannata alla morte civile come migliaia di altre persone troppo giovani per la pensione e troppo vecchie per un posto di lavoro. Lei però non si arrende.
La sua battaglia comincia con una lettera a Matteo Renzi e Luciano D’Alfonso. Perché non avere più chance di ritentare anche a 50 anni? Perché le leggi di mercato guardano solo alla carta d’identità e non all’esperienza? E’ la battaglia degli esodati, dei cassintegrati e dei licenziati. Di padri e madri di famiglia che hanno lavorato tanto ma non basta e non serve. Ciò che accade a Marinella può accadere a chiunque. E’ una battaglia comune. La sua lettera è un simbolo che parte da Chieti e cerca di entrare nelle stanza di chi decide. E’ un appello ma anche un urlo e una sintesi perfetta di protesta e speranza. Bastano poche righe a questa donna, sfiorata dal successo e poi dimenticata, per dire: anch’io esisto.
«Caro Presidente, mi chiamo Marinella Iezzi, vivo a Chieti e sono una giornalista disoccupata 57enne, come tanti colleghi e non, alle prese per anni con contratti di lavoro c.d. “atipici” – eufemismo per indicare contratti capestro con i quali spesso si sfruttano le persone in stato di bisogno – da sette anni senza alcuna possibilità di impiego.
Perdo il lavoro a 50 anni dopo una collaborazione ininterrotta di 5 anni con l’università d’Annunzio, “obbligata” ad aprire la partita Iva pur essendo l’ateneo unico committente. Da allora non ho usufruito di strumenti di sostegno al reddito, di politiche attive di lavoro, di contratti di ricollocazione; costretta pertanto a non vivere ma a sopravvivere, grazie all’aiuto di amici e conoscenti.
Le chiedo cosa devono fare le persone nella mia condizione dopo aver bussato inutilmente a tutte le porte, rappresentanti istituzionali di tutti gli schieramenti in primis? Il problema della disoccupazione non riguarda solo i giovani ma le donne e gli over 55. Siamo tanti, una parte rilevante di esclusi dal mondo del lavoro: troppo giovani per andare in pensione (quale ?!?), troppo vecchi per lavorare. Sono stanca di stare male e di essere invisibile. Grazie per l’attenzione che eventualmente vorrà riservarmi». La lettera finisce qui. Qualche giorno fa, Marinella, l’ha consegnato al Centro dopo averla spedita, con l’aiuto dell’associazione Codici, al presidente del Consiglio e al presidente della Regione.
Con la lettera ci ha consegnato anche alcune foto di quando il suo volto bucava lo schermo e poteva conquistare milioni di telespettatori. Ora si affida alle parole per bucare le coscienze e per difendere il popolo degli invisibili che, come lei, si ritrova a cinquant’anni fuori dalla partita della vita.
E’ coraggiosa la scelta di Marinella Iezzi. Lei ha messo in gioco se stessa. Noi, da oggi, conteremo i giorni per vedere chi, a cominciare da Renzi e D’Alfonso, avrà il coraggio di risponderle.
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