Giunta fatta, sulle deleghe è rinvio

Di Primio: ecco gli assessori, sulle assegnazioni non farò decidere i partiti

CHIETI. Escono da una porticina del foyer del teatro Marrucino. Emozionati dalla folla di militanti e parenti che attende e applaude. E’ il debutto della giunta di centrodestra del neo sindaco Umberto Di Primio che si presenta alla stampa e ai cittadini. Prendono posto, sono dieci più Di Primio che preferisce alzarsi in piedi per fare le presentazioni. Mette in campo uno stile informale, cercando l’approccio amichevole e umoristico. Scherza sulla vistosa cravatta rosa confetto di Ivo D’Agostino, «d’ora in avanti comprerò io le cravatte», e la calvizie del collega di partito Mario Colantonio, «entrambi», puntualizza, «lo avete notato, andiamo dallo stesso barbiere».

La sala sorride e i neo assessori stanno al gioco. La premessa è dedicata a chi è rimasto fuori. «Non ho tradito i patti iniziali», dice Di Primio, «anche chi, tra i partiti della coalizione non ha ottenuto rappresentanti in consiglio avrà un riconoscimento». Nessuno in sala li cita, ma a rimanerci male sono stati Dario Marrocco, Carla Di Biase, del Pdl; Liberato Aceto, di «Insieme per Chieti»; Gianni Di Labio della Lega Nord. Nessuno di loro era nel foyer a battere le mani, meditando, invece, qualche sorpresa da mettere a segno nel prossimo consiglio comunale che si terrà giovedì 29 aprile alle 16.30. «Ho scelto la mia giunta tenendo conto del risultato elettorale di ciascuno, ma anche di una presenza femminile», racconta Di Primio indicando Emilia De Matteo, tailleur color bronzo-oro, doppia fila di perle, mascara sulle ciglia con disegno Nefertiti.

Il sindaco parla a ritmo serrato e nel presentare ciascun assessore loda l’impegno messo in campo, molti sono amici e militanti di lunga data, inevitabile l’amarcord. «Avevo 24 anni», riflette a voce alta, «quando per la prima volta sono stato eletto consigliere. Non stavo nella pelle e con tanti di voi ho condiviso battaglie».

L’oggi dopo il successo elettorale, una vittoria del 64% sul centrosinistra alle corde, per Di Primio è tutto in salita, a iniziare dalla sede Muncipale che è chiusa per le lesioni del terremoto. «Da subito affronteremo la problematica del reperimento dei locali del Comune visto che attualmente gli uffici comunali sono ospitati presso l’ex sede della Banca d’Italia», fa presente, «dovremo ristabilire canoni di vivibilità soprattutto per il personale al quale vanno dati i giusti stimoli affinché il nostro programma sia attuato».

Lo scenario che descrive è nella foga oratoria tutto condito di lacrime e sangue. «Con gli assessori sono stato chiaro, dovranno lavorare tante ore», dice Di Primio che stabilisce il nuovo arco di impegno, «dovranno fare come faccio io, ossia stare in Comune dalle 8 alle 22».
Sul programma, Di Primio è concentrato ad arginare la crisi di Chieti. «Abbiamo scelto il Marrucino come simbolo della rinascita. Rivitalizzeremo Chieti». Sul come avverrà il rilancio, il sindaco ha promesso che ci saranno novità in aiuto dei comercianti. Di ciascuno ha definto i profili, che oscillano: dall’amico, al professionista, alla competenza, ai voti presi. E’ toccato solo a Giuseppe Giampietro (Mpa-Uniti per Chieti) sorbirsi una osservazione di «destra».

«Come sapete Giampietro è stato assessore con la giunta Ricci», ha spiegato Di Primio in tono paternalista guardando Giampietro che a febbraio nell’uscire dall’esecutivo Ricci si beccò l’amara riflessione dell’ex sindaco di centrosinistra, «sono amareggiato e disilluso», «lui ha deciso di venire con noi nel centrodestra, una scelta apprezzata dagli elettori ma ora Giampietro deve rimanere in purgatorio». Sottolineatura che crea un certo gelo nella sala, con Giampietro in piedi come uno scolaretto in attesa del maestro Di Primio che gli concede un voticino che appare un sei meno meno. Anche il sindaco pieno di entusiasmo però non ha superato troppo bene l’esame. Ci sono gli assessori ma non ci sono le deleghe. Di Primio spiega. «Ho ricevuto dai partiti della mia coalizione delle indicazioni sugli assessori», fa presente, «ma le scelte le verificherò io discutendo con i singoli assessori».

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