Honeywell, accordo sugli incentivi e chiusura tra un anno

Ai dipendenti che vanno via 50mila euro più mille per ogni anno di anzianità. Ancora dieci mesi di agonia con la cassa integrazione e stabilimento gratis a chi vorrà investire

ATESSA. L’accordo sul “fine vita” della Honeywell, fabbrica dei turbo di Atessa e vanto dell’automotive mondiale, arriva nel tardo pomeriggio, dopo una riunione-fiume, al tavolo del ministero dello Sviluppo economico a Roma, che durava dalle 14. Si mette fine così, con una firma di tutte le parti coinvolte, ad una storia lunga quasi tre decenni (la Honeywell ha aperto all’inizio degli anni ’90). La multinazionale americana cederà, come richiesto da Governo e sindacati, lo stabilimento gratuitamente a chi vorrà investire ancora sul territorio, per favorire la reindustrializzazione di un’area che, solo nel Frentano, rischia di perdere 4 milioni di euro, un baratro di risorse umane, produttive ed economiche. Accordo anche sugli incentivi per i dipendenti che vorranno abbandonare da subito lo stabilimento: un importo di 50.000 euro e 1.000 euro per ogni anno di anzianità o in alternativa 22 mensilità.
E viene prolungata anche l’agonia della chiusura. Grazie al ricorso agli ammortizzatori sociali la fabbrica non si fermerà il 2 aprile ma, dopo dieci mesi di cassa integrazione, cesserà tutte le attività nel febbraio 2019. Finisce così, con il sigillo delle parti sociali -Fiom, Fim e Uilm presenti con rappresentanti nazionali, locali e rsu di stabilimento-, di Governo e Regione Abruzzo (presente con Giovanni Lolli), una delle più drammatiche vertenze abruzzesi, durata otto mesi, di cui due di sciopero a oltranza davanti ai cancelli della fabbrica, e che coinvolge circa 400 dipendenti diretti e altrettanti dell’indotto. «Siamo riusciti a trovare una soluzione», ribadisce il segretario nazionale della Fim Cisl Ferdinando Uliano, «che potrà affrontare positivamente sul piano sociale questa pesante vertenza occupazionale. L’azienda si impegnerà attraverso un advisor (agenzia che si occuperà di cercare possibili investitori, ndc) in un piano di reindustrializzazione per iniziative industriali che occupino almeno il 30% degli attuali occupati». «Speriamo che la disponibilità a dare a titolo gratuito lo stabile possa davvero costituire una opportunità per il futuro», considerano Gianluca Ficco, segretario della Uilm nazionale responsabile del settore auto, e Nicola Manzi, segretario della Uilm di Chieti-Pescara, «oggi resta tuttavia l’amarezza per una chiusura che non si è riusciti ad evitare e che ha dimostrato quanto debole sia diventata l’Italia, giacché nulla hanno potuto le prese di posizione del Governo. Questa durissima vertenza dimostra che dovremmo ripristinare al più presto strumenti giuridici e politici utili a scongiurare le delocalizzazioni». «L’intesa è positiva», considera Davide Labbrozzi, segretario provinciale della Fiom, «ma non bisogna dimenticare la tragedia di questa chiusura. L’incentivo per noi rappresenta solo un piccolo riconoscimento per coloro che hanno perso il posto di lavoro e per chi si troverà ad affrontare il mercato del lavoro in un momento così drammatico».
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