I cinghiali fin sulla costa Dai sindaci Sos al prefetto

LANCIANO. L'ultimo caso appena dieci giorni fa a Torino di Sangro tra il paese e l'Adriatica: una donna ferita e danni all'auto per 6mila euro. La presenza dei cinghiali sulla costa finisce dal prefetto.
I sindaci chiedono la salvaguardia dell'ordine pubblico: pericolo per i residenti e per gli automobilisti, colture distrutte, patrimonio naturalistico in fumo, come per la Lecceta di Torino di Sangro dove i cinghiali hanno fatto tane, annientato il sottobosco e demolito le piante autoctone. «Sono anni che segnaliamo questo problema alla Provincia», dice Domenicantonio Pace, sindaco di Torino di Sangro, «ma senza risultati. Ci vorrebbe un regolamento che risarcista i danni. Non parliamo poi degli incidenti stradali causati dai cinghiali: speriamo non ci scappi il morto».
A Treglio, alle porte di Lanciano, la situazione non cambia. «Ho continue lamentele dai residenti», dice il sindaco Roberto Doris, «soprattutto per i danni alle colture. La polizia provinciale ha fatto un sopralluogo ma non è cambiato nulla». Qualcuno sostiene che le ragioni dello spostamento dei cinghiali dall'entroterra verso la costa sia dovuto anche all'inestistenza di provvedimenti sulla gestione faunistico-venatoria da parte della Provincia.
All'indomani dell'apertura della nuova stagione venatoria è stato sospeso il regolamento sulla caccia al cinghiale redatto dalla passata giunta provinciale e fino a oggi oltre a una caccia senza regole non è stato fatto nulla per gestire una specie animale che ha bisogno di interventi mirati. «Il sistema di caccia in uso su tutto il territorio», spiega Giacomo Nicolucci, avvocato ed esperto in gestione faunistico venatoria, «e cioè la battuta con i cani da seguita, impedisce un corretto utilizzo della specie cinghiale, moltiplicando così gli effetti di disequilibrio e destrutturazione degli animali, con il conseguente arroccamento in tutte le zone soggette a divieto venatorio, come nel biotopo della Lecceta di Torino di Sangro.
Se si adottasse il criterio dell'assegnazione delle zone di caccia alle squadre di cacciatori con tanto di attribuzione del numero, dell'età e del sesso degli animali da prelevare, tutto questo non accadrebbe».
I sindaci chiedono la salvaguardia dell'ordine pubblico: pericolo per i residenti e per gli automobilisti, colture distrutte, patrimonio naturalistico in fumo, come per la Lecceta di Torino di Sangro dove i cinghiali hanno fatto tane, annientato il sottobosco e demolito le piante autoctone. «Sono anni che segnaliamo questo problema alla Provincia», dice Domenicantonio Pace, sindaco di Torino di Sangro, «ma senza risultati. Ci vorrebbe un regolamento che risarcista i danni. Non parliamo poi degli incidenti stradali causati dai cinghiali: speriamo non ci scappi il morto».
A Treglio, alle porte di Lanciano, la situazione non cambia. «Ho continue lamentele dai residenti», dice il sindaco Roberto Doris, «soprattutto per i danni alle colture. La polizia provinciale ha fatto un sopralluogo ma non è cambiato nulla». Qualcuno sostiene che le ragioni dello spostamento dei cinghiali dall'entroterra verso la costa sia dovuto anche all'inestistenza di provvedimenti sulla gestione faunistico-venatoria da parte della Provincia.
All'indomani dell'apertura della nuova stagione venatoria è stato sospeso il regolamento sulla caccia al cinghiale redatto dalla passata giunta provinciale e fino a oggi oltre a una caccia senza regole non è stato fatto nulla per gestire una specie animale che ha bisogno di interventi mirati. «Il sistema di caccia in uso su tutto il territorio», spiega Giacomo Nicolucci, avvocato ed esperto in gestione faunistico venatoria, «e cioè la battuta con i cani da seguita, impedisce un corretto utilizzo della specie cinghiale, moltiplicando così gli effetti di disequilibrio e destrutturazione degli animali, con il conseguente arroccamento in tutte le zone soggette a divieto venatorio, come nel biotopo della Lecceta di Torino di Sangro.
Se si adottasse il criterio dell'assegnazione delle zone di caccia alle squadre di cacciatori con tanto di attribuzione del numero, dell'età e del sesso degli animali da prelevare, tutto questo non accadrebbe».
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