negri sud dai capigruppo

I ricercatori alla Regione: «Aiutate il nostro istituto»

SANTA MARIA IMBARO. «Se le persone con malattie cardiovascolari vivono più a lungo, se le donne con tumore alla mammella possono fare la terapia ormonale, se per le persone diabetiche le cure sono...

SANTA MARIA IMBARO. «Se le persone con malattie cardiovascolari vivono più a lungo, se le donne con tumore alla mammella possono fare la terapia ormonale, se per le persone diabetiche le cure sono migliori rispetto a 15 anni fa, se i genitori di bambini con malattie rare sanno a chi chiedere aiuto, se molti giovani abruzzesi oggi sono valenti scienziati nel mondo, è anche grazie a noi». Sono racchiusi tutti nelle poche righe di una cartolina rosa-shock e bianca i 25 anni di ricerca «al servizio della salute» dell’istituto Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro.

Martedì scorso una delegazione di ricercatori e dipendenti del gruppo Sos Negri Sud è andata a Pescara a incontrare i capigruppo del consiglio regionale. Dietro quei camici bianchi e le cartoline realizzate autotassandosi, nonostante l’incertezza degli ultimi anni, la cassa integrazione e l’incubo mobilità, c’era chi, con passione e tenacia, contribuisce a rendere la vita di tutti un po’ migliore rispetto a come l’ha trovata.

Obiettivo dell’incontro con i rappresentanti dei gruppi del governo regionale era innanzitutto farsi conoscere. E, grazie alla qualità e all’importanza scientifica delle 1.520 pubblicazioni prodotte dal 1987,anche convincere a far resistere sul territorio il Negri Sud.

Salvare il centro è ora la priorità. Sul tavolo c’è una crisi insidiosa, un debito di 4.600.000 euro da ripianare e numerose attività da limare o, addirittura, abbandonare per sempre. Fondamentale è in questo senso l’aiuto della Regione: economico, ma anche dal punto di vista delle attività che può decidere di affidare all’istituto di ricerca farmacologica. Il Negri Sud può fare molto: un servizio di diagnostica delle malattie rare grazie alle competenze avanzate in biologia molecolare e cellulare, genetica e farmacologia; banche dati; ricerca sulla qualità dei servizi sanitari e valutazioni sullo stato di salute dei territori; registri di malattie neurologiche e tanto altro. Ora lo sa anche la politica: la ricerca può essere salvata. (d.d.l.)

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