Il Chieti Fc dei record cacciato da Cepagatti

Patron Trevisan ricorre al Tar contro la decisione del Comune di risolvere unilateralmente il contratto per la gestione dell'impianto sportivo Marcantonio

CHIETI. Il Comune di Cepagatti risolve unilateralmente il contratto con il Chieti Torre Alex per la gestione dell'impianto sportivo Marcantonio, la società neroverde passa alle vie legali e presenta ricorso al Tar. La questione del campo di Cepagatti finisce in tribunale. La squadra di calcio dei record si trova ad affrontare la partita più difficile. L'ambizioso progetto della società teatina del presidente Giulio Trevisan, che in estate ha rilevato il titolo sportivo del Torre Alex e sta dominando il campionato di Promozione, è stato attaccato da una determina dirigenziale del Comune di Cepagatti, firmata lo scorso 7 dicembre dall’ingegnere Russo, che dopo aver ricevuto indicazioni da parte della giunta comunale, in primis dal vice sindaco Domenico Di Meo, ha risolto il contratto firmato nel 2013 con la Torre Alex per la gestione del Marcantonio. L'aspetto più controverso è di natura tecnica. Riguarda il rinnovo del gruppo dirigenziale della Torre Alex in cui, ad agosto, sono subentrati nuovi imprenditori di Chieti, considerato dall’amministrazione di Cepagatti come una vendita dell'associazione sportiva. Il Comune ritiene ci siano i presupposti per parlare di cessione o sub-concessione del contratto di gestione dell’impianto sportivo. In altre parole, l'amministrazione ritiene che la Torre Alex sia stata venduta e che il contratto di gestione dello stadio non sia più valido. «La situazione è ridicola perché le associazioni sportive non sono suscettibili di vendita», spiega il vice presidente del Chieti Fc, Filippo Di Giovanni. «Qui siamo di fronte a un ricambio del gruppo dirigenziale della ex Torre Alex, dove sono subentrate forze di Chieti per promuovere un progetto che favorisca lo sviluppo del calcio a cavallo tra i due territori. Questo discorso forse non piace per questioni campanilistiche e, in prossimità delle elezioni a Cepagatti, può essere visto male da qualcuno dell’amministrazione».

«Quando siamo subentrati, continua Di Giovanni, «abbiamo trovato una società indebitata con il Comune per circa 40mila euro, debito che abbiamo integralmente riconosciuto e tuttora stiamo pagando. Inoltre, rispetto agli anni precedenti, non c'è stato dato di conoscere con esattezza la situazione contabile della gestione dell’impianto poiché anche la stessa amministrazione non ne era in possesso. Ad oggi, abbiamo rilevato un tasso di morosità prossimo all'80% da parte delle società locali che utilizzano l'impianto ma che non pagano con regolarità le tariffe stabilite con il gestore. Aggiungo che l'impianto di illuminazione che abbiamo trovato in opera è risultato privo di qualsiasi tipo di certificazione di conformità tecnica e collaudo, situazione ben conosciuta all'amministrazione comunale, proprietaria dell'impianto». L'altro punto di scontro è la manutenzione del campo. «Nel primo incontro con l'amministrazione di Cepagatti, ci è stato chiesto di provvedere alle attività di manutenzione straordinaria dell'impianto per un importo di circa 25mila euro. In un secondo tempo, però, abbiamo scoperto che per contratto stipulato con la ditta che ha realizzato l'impianto e con la società di leasing alla quale il Comune paga una quota annuale, tali manutenzioni spettavano all'ente proprietario, al fine di preservare la piena fruibilità del manto erboso. Nulla è stato fatto in tal senso negli ultimi cinque anni dall'amministrazione di Cepagatti. In questo contesto, dove un gestore più puntiglioso del precedente ha più volte fatto rilevare queste questioni, l'amministrazione invece di mettere tutti seduti attorno a un tavolo, caccia il gestore perché evidentemente persone che vogliono ristabilire i principi della buona amministrazione delle strutture sportive sono scomode alla politica cepagattese». Le chiavi del campo non sono state ancora riconsegnate al Comune. La palla ora passa al Tar. Il Chieti Fc è sotto attacco e rischia di subire un grosso danno economico.