Il Cireneo sfila da solo e sorprende la città 

LANCIANO. È spuntato dalla chiesa di Santa Chiara con la croce sulle spalle, l’incedere lento e accompagnato dalle musiche sacre dei maestri Ravazzoni e Masciangelo. Solo, senza i confratelli col...

LANCIANO. È spuntato dalla chiesa di Santa Chiara con la croce sulle spalle, l’incedere lento e accompagnato dalle musiche sacre dei maestri Ravazzoni e Masciangelo. Solo, senza i confratelli col volto coperto accanto, i talami, lo stendardo. Era solo il Cireneo, la figura simbolo della processione degli Incappucciati della notte del giovedì santo e del venerdì, che è uscito dalla chiesa di Santa Chiara, ha fatto un tratto in una città deserta, come mai prima d’ora. E ha sorpreso tutti.
Non ha rinunciato ai 412 anni di storia l’Arciconfraternita Morte e orazione di San Filippo Neri, ma nel rispetto delle regole. Nessuna processione, . Ma dietro al Cireneo si è creato un gruppo di persone formato da giornalisti e non giornalisti (quindi non autorizzati) e forze di polizia e protezione civile. Il Cireneo  ha mostrato solo la croce che racchiude in sé tutto il significato della Passione di Cristo ma è anche simbolo di speranza e la musica diffusa dagli altoparlanti.
Nel pomeriggio a parlare di passione e amore era stato l’arcivescovo Emidio Cipollone nella messa in “Coena Domini” celebrata nella Cattedrale della Madonna del Ponte e trasmessa in tivù. «Siamo un popolo in cammino», aveva detto Cipollone, «e anche se ora viene meno la forza, bisogna sentire la presenza di Gesù in mezzo a noi per continuare il cammino e celebrare la Pasqua. Siamo un’unica famiglia, e preghiamo perché cessi la pandemia, per le vittime e per chi resta perché siano consolati i cuori. Mai avremmo pensato di celebrare il triduo pasquale in questo modo. Oggi celebriamo un rito», aveva continuato monsignore, «che, come spiegò la volpe al principe, nel libro “Il piccolo principe», è ciò che rende un’ora diversa dalle altre, un giorno diverso dagli altri. E quella sera in cui Gesù istituì l’eucarestia, il sacerdozio fece un rito che celebriamo ancora oggi». Ha poi parlato del senso della lavanda dei piedi, che non è umiliazione ma presenza di Dio che si mette al servizio degli altri, del suo popolo e che offre il suo figlio per la nostra vita, dell’amore che arriva fino alla fine.
Oggi, venerdì 10 aprile, con inizio alle 15, sempre in cattedrale l’arcivescovo celebra la Passione, poi alle 20 di nuovo spazio all’Arciconfraternita e alle musiche diffuse nel centro storico nell’ora in cui passava la processione dell’effigie del Cristo morto con la statua lignea di rara bellezza che resterà quest’anno a Santa Chiara. (t.d.r.)
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