Il pm Eugenio Fusco: il magistrato di Chieti che fa tremare i «big»

Ex studente del Masci, inquirente a Milano dal 1992 autore delle inchieste Antonveneta, Parmalat e Unipol

CHIETI. «Mi sento preso in giro». A dire queste parole è stato sabato scorso il pm di Milano Eugenio Fusco, che battendo i pugni sulla scrivania in tribunale si è scagliato contro gli avvocati di Aldo Brancher - imputato nel processo Bpi-Antonveneta - che avevano sollevato il legittimo impedimento per il loro assistito, ministro senza portafoglio del governo Berlusconi. Fusco è di Chieti.

Ex alunno del liceo scientifico Masci, 46 anni, è quello che dai colleghi viene definito un tipo "tosto". In città il magistrato torna regolarmente, ha i genitori e una sorella, amici, tra cui il collega Nicola Valletta, giudice al tribunale di Chieti con il quale preparò il concorso per entrare in magistratura e l'avvocato Remo Di Giacomo, ma torna anche per soddisfare un suo vezzo, quello di farsi cucire gli abiti da un sarto teatino. Fusco, laureato alla Luiss col massimo dei voti, superò al primo colpo il concorso per magistrato.

E nel 1992, epoca di «manipulite» fu nominato uditore giudiziario a Milano. La prima inchiesta che gli valse gli onori della cronaca fu quella a Calisto Tanzi, per lo scandalo Parmalat. Eppoi il caso che coinvolse Giovanni Consorte che per ironia della sorte è originario di Chieti anche lui. Big del panorama economico e politico italiano ai quali ha dato filo da torcere. L'ultimo caso quello di Brancher.

Agli avvocati in aula ha manifestato indignazione per aver sollevato il legittimo impedimento: «Dove l'impendimento a venire?» ha detto, «La legge è uguale per tutti, c'è scritto in tutte le aule proprio per ricordare che non è esattamente sempre così». (k.g.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA