Il rettore: «La città ci dia una mano»

Consiglio comunale straordinario per riconsolidare i rapporti tra il Colle e l’università che perde iscritti e finanziamenti
CHIETI. «La risposta non è una delibera immediata per il trasferimento di un dipartimento in centro, altrimenti questo dibattito sarebbe sterile: l’università deve diventare uno dei simboli della città al di là della collocazione fisica», così il rettore della D’Annunzio Carmine Di Ilio si è rivolto ai consiglieri nella seduta straordinaria convocata su richiesta di Emiliano Vitale (Pdl), che ha presentato un ordine del giorno per «riconsolidare un rapporto sinergico e strutturato con l’università», approvato all’unanimità dall’assise civica.
Unico astenuto Alessandro Giardinelli (Scelta civica). La seduta, a cui ha partecipato anche il consigliere regionale Mauro Febbo, si è chiusa dopo una lunga serie di proposte e un impegno concreto da parte delle due istituzioni «a un rapporto proficuo, nell’interesse di entrambe», come specifica Di Ilio. L’idea più diffusa è di trasferire sul Colle almeno i corsi di laurea di Lettere o Beni culturali. «Bisogna mettersi d’accordo», precisa il rettore, «sulla migliore soluzione per rivitalizzare il centro storico». Senza dimenticare i problemi comuni all’ateneo e alla città: «Anche l’università sta passando un momento difficile. Le facoltà non esistono più, ora il centro della ricerca sono i dipartimenti, molti sono misti e rendono più difficili i confini territoriali. In più il fondo di finanziamento ordinario è diminuito, mi aspetto», spiega il rettore, «una riduzione di bilancio di 4 milioni, unita al calo di 3mila studenti». Per tamponare questa decrescita va «preparata bene l’offerta formativa e la città», questo il suo appello, «deve darci una mano, con un sistema di accoglienza adeguato». Accoglienza che deve passare anche per «Chieti alta, che può ripopolarsi di studenti». Oggi la D’Annunzio ha al suo attivo 52 corsi, la maggior parte nel campus di Madonna delle Piane, una manciata nella sede del Ciapi in viale Abruzzo. «Lasciare tutta l’università in centro», secondo Di Ilio, «forse non avrebbe permesso questo sviluppo». Ma tornare sul Colle non è escluso. Punti di vista condivisi dal sindaco Umberto Di Primio, per cui «bisogna cominciare a lavorare è un tavolo di confronto allargato, al quale devono essere chiamati a partecipare tutti gli stakeholders del territorio. Sono pronto a cedere anche domani i contenitori vuoti della città (come chiesto fra gli altri dal consigliere d’opposizione Francesco Ricci, ndc), magari le scuole Nolli. Ma l’università è in grado di mantenere una struttura? Servono investimenti milionari per l’adeguamento sismico e la riqualificazione. Chieti vuole la sua università, ma non basta definirsi città universitaria per esserlo. Facciamo in modo», dice, «che l’ateneo contribuisca a crescere con la città risolvendo certi problemi». Un tema particolarmente sentito da Enrico Bucci (Giustizia sociale), per cui «questa è l’ultima spiaggia, dopodiché per Chieti sarà la fine. Non possiamo togliere alla città anche chi produce cultura». Alessandro Marzoli (Pd) ricorda che già nel 2007 i Giovani democratici insieme ad una ventina di altre associazioni raccolsero 5.300 firme per riportare l’università in centro, primo firmatario monsignor Bruno Forte. «L’appello fu consegnato all’allora rettore Franco Cuccurullo, ma non ci fu seguito», racconta il consigliere d’opposizione, che chiede se «la Regione può permettersi di avere tre università». A questo proposito il rettore chiarisce che «vanno eliminati i corsi che si sovrappongono nelle varie offerte formative, per consolidare quel che si sta facendo a Chieti». Il presidente del consiglio comunale Marcello Michetti sintetizza le tre direttrici che dovrebbe seguire la collaborazione fra D’Annunzio e Comune: il rafforzamento della cooperazione negli eventi e nella riqualificazione urbanistico-architettonica e la realizzazione di studentati che accolgano al meglio gli universitari.
Francesca Rapposelli
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