Il salto di qualità di questo documento

Famiglia del bosco, l’editoriale del direttore sull’ordinanza del tribunale per i minorenni pubblicata in esclusiva dal Centro: « La vera sentenza di questo documento è contro chi lo ha scritto: senza empatia è impossibile occuparsi di minori»
Oggi devo farvi una confessione. Ieri, quando ho letto le sei pagine dell’ordinanza contro la famiglia del bosco, mi sono messo subito a scrivere, e con rabbia. Poi ho cancellato tutto.
Ho fatto passare tre ore, ho riletto, con più calma, anche se senza nessuna indulgenza: e ogni cosa mi è diventata chiara. C’è un salto di qualità in questa ordinanza che dà un colpo di spugna ai principi fondanti della civiltà liberale: non è più una voce che amministra in nome dello Stato e nell’interesse dei bambini, a parlare. È una sfida impari. È come se gli estensori procedessero a testuggine senza fare prigionieri, e questo dispositivo diventasse una vendetta di parte celebrata da chi, in rappresentanza di tutti i poteri repressivi, esercita la forza contro dei soggetti più deboli.
Ci siamo consultati, in redazione, e abbiamo deciso di offrire questa ordinanza ai nostri lettori, in integrale. Non perché sia da incorniciare, purtroppo, ma perché contiene un vertiginoso salto di qualità. Dopo aver colpito i bambini, adesso, si passa a minacciare i genitori: gli adulti reprobi vengono consegnati a una perizia psichiatrica, come nemmeno nell’Unione Sovietica dei periodi bui. I bimbi e la madre vengono tratteggiati con sapienza, nelle spire della prosa burocratese, come disadattati o ribelli. Il padre è ormai cancellato. I corpi diventano scudi umani, ostaggi del decisore kafkiano: non possono nemmeno passare il Natale insieme, neanche vigilati. La critica della cattività viene trasformata in una intollerabile insubordinazione. Ma soprattutto: una privazione di libertà che si dipingeva come temporanea e pedagogica in queste pagine diventa a tutti gli effetti una pena indeterminata e prorogata, dunque senza fine. Si sarebbe potuto risolvere, questo contenzioso, se chi esercita il potere sui minori, nel tribunale dell’Aquila, avesse avuto l’interesse di trattare, nell’interesse dei bambini. Ma il testo rivela, piuttosto, un desiderio di punire, nell’interesse di nessuno. L’escamotage dialettico di questo documento sta nella confusione dei piani temporali: non esiste pietà, né per i bambini né per i genitori, e non esistono progressi in questi due mesi. Quindi non esiste neanche pedagogia possibile. Ecco cosa mi scandalizza. Tutti i segnali che i Trevallion hanno dato in questi giorni sono stati ignorati. È stato chiesto di mettere la casa a norma? La famiglia lo ha fatto, ma per gli estensori del documento questo non è sufficiente. Hanno ottenuto una casa bella in comodato? Che peccato, chissà se poi vogliono abitarci davvero. Hanno accettato la collaborazione con la scuola e la presenza di una professoressa a domicilio? Eh, però il grado di istruzione dei bambini non è congruo. Hanno prodotto le certificazioni, documenti, testimonianze? Sì, ma prima si sono sottratti.
Fra l’altro: visto che i Trevallion hanno accettato che sia fatto il richiamo del vaccino, come mai nella struttura protetta questa vaccinazione non è stata fatta? Mistero. Magari per poter dire che non sono “congrui” o sani. I piccoli sono entrati nella struttura sani, come li abbiamo potuti vedere nei giorni precedenti, adesso sembra che fossero bronchitici.
I bambini sono ora inseriti in una comunità? Eh, però in alcuni casi abbandonano i giochi. Pensa tu. Ho immaginato con un sentimento di pena a questi presunti educatori che si sono esercitati, nei loro report, al tirassegno sui bambini che avrebbero dovuto abbracciare e riempire di affetto. La madre li accompagna? Sì, ma non vuole rispettare le regole. Ma se l’avete spogliata della sua responsabilità genitoriale e del diritto di vedere i bambini – viene voglia di dire – in che cosa può nuocere? Quale capitolazione deve avvenire? Dovrebbe essere contenta per il quarto d’ora che le viene concessa, come neanche alle mamme galeotte e ai padri spacciatori?
In questo piccolo burocratico e rancoroso documento questi rappresentanti dello Stato si spogliano del proprio ruolo: dimenticano di quello che dovrebbero essere – educatori e pedagoghi – e mostrano i muscoli per dire: tutto quello che avete fatto per venire incontro alle nostre richieste per noi non esiste. O meglio: è falso, opportunistico, sostanzialmente inutile. E dunque come può finire questa storia? Se nessuno infrange il riflesso persecutorio del mediocre che si sente ferito e si vendica, come si potrà aiutare questa famiglia a reinserirsi? Come possono prendersi cura dei bambini degli educatori che considerano strano che nei primi giorni i bambini strappati alla loro vita fossero diffidenti? Cosa può accadere perché si chiuda questa guerra? Una capitolazione, uno sproposito o un suicidio? La vera sentenza di questo documento è contro chi lo ha scritto: senza empatia è impossibile occuparsi di minori.

