CHIETI

Il sindaco blocca il film contro i vaccini 

Stop all’autorizzazione per la proiezione al Barbella. Ferrara: «La richiesta non rispettava le regole»

CHIETI. Salta la proiezione teatina del documentario sugli effetti avversi del vaccino Covid e scoppia la polemica. Il documentario di Paolo Cassina, già censurato e bollato come documentario no vax, avrebbe dovuto tenersi sabato 11 febbraio al museo Barbella, ma il Comune ha ritirato l’autorizzazione. «Con un comunicato laconico, il sindaco di Chieti ci fa sapere che non potremo proiettare Invisibili nella sala del museo», dice Domenico Liberati (Difesa minori), «dopo avercela concessa, revocando la disponibilità a pochi giorni dall’annuncio dell’appuntamento».
Il documentario raccoglie le testimonianze delle persone che hanno subito gli effetti avversi del vaccino anti Covid e dei medici e professionisti contrari a una nuova campagna di vaccinazione di massa. Censurato da YouTube perché «non rispetta gli standard della community», da dicembre sta girando l’Italia. La cancellazione della tappa teatina ha rialimentato le polemiche e il sindaco dem Diego Ferrara, medico di base in prima fila nella campagna di vaccinazione, è stato accusato di censura.
«Abbiamo applicato le regole relative alla concessione di uno dei nostri luoghi pubblici», replica Ferrara, «nessuna preclusione e nessun favoritismo». Il sindaco riferisce che gli organizzatori «hanno chiesto ai nostri uffici la disponibilità della sala, senza aspettare la formale risposta, per formulare la quale gli uffici hanno chiesto informazioni sulla natura dell’evento». Spiega, inoltre, che il «diniego non ha affatto a che fare con l’appartenenza politica di chi governa, ma con una disciplina per l’uso della sala del Barbella, stabilita prima di noi e, soprattutto, che vale per tutti. A Chieti non si applica la censura, come leggo nelle ultime dichiarazioni degli organizzatori, ma si applicano le regole e una trasparenza che forse in questa storia da parte di qualcuno, e non siamo noi, è mancata».
Il sindaco – che ha persino pensato di riprendere l’attività di medico, nonostante la pensione, per andare a fare i vaccini a domicilio – riferisce che la prima richiesta di utilizzare il Barbella era stata alquanto vaga e generica. Solo alla successiva richiesta degli uffici comunali di avere maggiori informazioni sulla natura dell’appuntamento, si è reso conto di quale tipo di proiezione si stesse parlando.
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