Il sogno americano di Almerindo banchiere con la valigia di cartone

Aveva solo nove anni quando con il papà Settimio sbarcò in America e conquistò New York Lasciò Schiavi d’Abruzzo, fondò Portfolio, la Bank of Sicily e divenne vicesindaco di La Guardia

SCHIAVI D’ABRUZZO. Quando Almerindo sbarcò a New York doveva ancora compiere dieci anni e suo padre Settimio (detto il “pretore”, per la sua saggezza e rettitudine), sembrava così alto da confondersi con quella statua mastodontica, detta della Libertà, eretta appena due anni prima. Era il sei maggio del 1888 quando il piroscafo Letimbro attraccò e cosa avrà provato quel bimbo che giorni prima ancora giocava in piazza Purgatorio a Schiavi d’Abruzzo, è qualcosa che solo con l’immaginazione si può provare.

Anche se in quel momento bastava avere la mano stretta stretta in quella del padre, per Almerindo Porfilio iniziava un salto nel buio, il “sogno americano”, che lo portò a fare carriera e diventare presidente della Bank of Sicily, industriale e “cassiere” di New York sotto il governo del suo amico sindaco, Fiorello La Guardia.

PRIMI PASSI A NEW YORK. Papà Settimio, come racconta Paolo A. Rossi, in una memoria scritta nel 1966, anno della morte di suo cognato Almerindo, subito iscrisse il figlio alle scuole e si adoperò per iniziare le pratiche della “naturalizzazione”, diventare cioè cittadino americano. Durante i cinque anni richiesti, Settimio divenne sorvegliante in un grande calzaturificio.

Dopo alcuni anni, però, sente il richiamo dell’Abruzzo e lascia suo figlio diciasettenne in America, con uno status invidiabile: cittadino americano. Adesso era il momento di iniziare a camminare da solo. Il suo primo impiego, nel 1908 è “ribattezzato” Portfolio, è commesso in un’industria di abbigliamento, poi è “strillone”, venditore delle edizioni serali dei giornali sui marciapiedi.

I grattacieli sono così alti che si fa fatica a vedere anche il cielo, ma quei piani alti, dai quali si dirigono gli affari della città e del Paese, saranno da lui ben presto conquistati. L’ascesa è lenta: da commesso a tre dollari la settimana, dopo cinque anni è direttore commerciale a 55 dollari la settimana. Poi, con un socio, fonda una società d’abbigliamento e, invece di sedersi dietro una scrivania, intraprende lunghi viaggi come commesso viaggiatore della sua azienda lungo gli Stati Uniti, per capire, conoscere, sperimentare in prima persona.

L’azienda cresce, il socio è estromesso; nasce la A.Portfolio &Co, con magazzini di vendita nelle metropoli e nei centri periferici, che ha alle dipendenze migliaia di dipendenti. A 47 anni si ritira dagli affari e dona la sua azienda ai suoi stretti collaboratori tra cui il fratello Silvino.

Questa la cronaca del New York Time, giugno 1925: «Il signor Portfolio la cui compagnia ha sede al n.1333 Broadway e che iniziò la sua attività industriale, una ventina d’anni fa senza alcun capitale e che ebbe durante l’anno decorso, un giro d’affari per oltre sette milioni di dollari ha regalato la sua azienda costruita 2senza mai guardare l’orologio”, come egli afferma a suoi sei dipendenti».

NUOVE FRONTIERE. Almerindo comincia a entrare nel ristretto mondo finanziario e borsistico, divenendo un industriale plurisettoriale; si specializza nel settore dell’industria editoriale fondando Il Progresso italo-americano, un quotidiano statunitense in lingua italiana pubblicato a New York dal 1880 al 1988. Fonda strutture cooperative d’industria pesante, con vaste ramificazioni intercontinentali con particolari radicamenti in Europa ed entra in diretta concorrenza con Henry Ford. Diventa presidente della sede degli Stati Uniti del Banco di Sicilia, fondato a New York nel dopoguerra.

POLITICO. Portfolio conosce un altro italo americano, Fiorello La Guardia. Nasce una grande amicizia. L’abruzzese originario di Schiavi, corre per le elezioni amministrative del 1933 con le quali La Guardia diventa il 99° sindaco di New York. Almerindo è vicesindaco con delega al bilancio.

In quell’epoca gli introiti tributari della città ammontavano a 650milioni di dollari. In precedenza Porfilio ha avuto contatti anche Trocky, che diventerà leader della rivoluzione russa. Ai primi del '900 Trocky fugge in America e la vita lo porta in contatto con Portfolio che lo nomina amministratore delle sue imprese. A maggio del 1917, Trocky torna in Russia e diventa il Commissario degli Esteri della Rivoluzione e del nuovo governo; richiede al governo americano Portfolio che diventerà il primo ambasciatore italo-americano in Unione Sovietica. SCHIAVI D’ABRUZZO. Nel corso di quest'ascesa Almerindo Portfolio non dimentica Schiavi. Dopo la prima guerra mondiale pagò circa un milione e mezzo di dollari per far installare la corrente elettrica e 225mila dollari per l'acquedotto. Sempre pronto ad aiutare gli abruzzesi, a consigliarli, a introdurli nel sogno americano.

«Siamo orgogliosi di aver avuto un concittadino che si è fatto così onore» afferma il sindaco di Schiavi Luciano Piluso. Almerindo Porfilio muore a Gabriels il 23 gennaio 1966. È sepolto vicino al suo amico Fiorello La Guardia.