Il viaggio nella casa tra i boschi: «Così i nostri figli crescono felici senza tv, smartphone e scuola»

Parlano Nathan Trevallion e Catherine Birmingham: «Qui abbiamo trovato connessione con la natura, la città ci ha stancato. Ma non viviamo isolati, i bambini li portiamo pure al parco»
PALMOLI. Nathan e Catherine ti accolgono con un sorriso e un abbraccio. L’autostrada A14 è a mezz’ora di macchina, ma sembra un altro continente. Palmoli, entroterra abruzzese. Superata l’uscita di Vasto Sud, il rumore scompare. Resta solo la pace assoluta della loro casa immersa nel bosco. C’è un cavallo, un asino. Ci sono due cagnolini, i gatti, le galline e le papere che convivono liberi. I figli di Nathan e Catherine – una bimba di 8 anni e due gemellini, un maschio e una femmina di 6 – stanno giocando spensierati vicino a un’altalena assicurata a un albero. Nathan Trevallion, 51 anni, origini inglesi, e Catherine Birmingham, 45, nata in Australia, aprono le porte della loro vita.
È su questa vita, su questa pace, che il tribunale dovrà decidere. La procura per i minorenni dell'Aquila ha usato parole pesanti: «Grave pregiudizio». L’ipotesi è il collocamento in una comunità, lontano da qui, perché i bambini non frequentano la scuola e, secondo gli atti, non hanno neppure contatti costanti con i coetanei. Per adesso, come spiega l’avvocato Giovanni Angelucci, la potestà genitoriale – in attesa del verdetto dei giudici – è sospesa.
La casa che negli atti giudiziari è descritta come un ambiente inadeguato ora appare pulita. La luce è garantita dai pannelli solari, l’acqua viene prelevata da una fonte vicina. Sul letto dei bimbi ci sono pupazzi colorati. D’inverno, il giusto tepore è assicurato da una stufa a legno e da un caminetto.
«Abbiamo scelto questa vita e abbiamo trovato la felicità», dice lui. «Una vita senza stress, connessa alla natura, senza danneggiare madre terra. La città ci ha stancato». Sono le quattro e mezza del pomeriggio. Un piccolo fuoco arde in un cerchio di pietre. A poca distanza, c’è una roulotte, in cui ospitano qualche parente, d’estate. «I soldi», continua Nathan, un passato da artigiano del legno, «portano stress».
Ma come si vive senza un’entrata fissa? «Aiuto online le persone a vivere meglio», risponde Catherine, ex istruttrice di equitazione, «le seguo a livello spirituale. Ricevo donazioni». Respingono l’accusa di costringere i figli a una vita alienata. «Non siamo isolati. Una volta a settimana, per esempio, andiamo a fare la spesa a San Salvo. E i nostri figli vanno al parco, conoscono il mondo e altri bambini». C’è un prima e un dopo nella vita di Nathan, uno spartiacque: un incidente in taxi. «Sono rimasto in ospedale due settimane. E mi sono chiesto: cosa voglio dalla mia vita?».
Ha deciso di cambiare tutto, di voltare pagina, di riconnettersi con la natura, rispettandola, dopo anni di vita urbana in giro per il mondo. Gli occhi di Catherine, che indossa un cardigan di lana e un abito lungo color crema, si illuminano quando parla dei suoi animali e quando descrive la giornata tipo della famiglia. «Ci svegliamo con il sole», racconta, «verso le sei, sei e mezza del mattino. Durante la giornata siamo all’aperto, insieme agli animali. Ci occupiamo dei nostri terreni. Il cavallo, l’asino, i cani: fanno parte tutti della nostra famiglia. La sera i bambini vanno a dormire presto, verso le sette».
E la scuola? Catherine risponde con calma. «Non vanno forzati nell’apprendimento. Devono essere loro a mostrare interesse per qualcosa. Abbiamo scelto di vivere in Italia perché la scuola parentale è riconosciuta, al contrario della Spagna. L’Abruzzo e queste terre ci piacciono perché c’è un forte senso di famiglia. Ho sempre promesso a me stessa che, quando sarei diventata madre, avrei cresciuto i miei figli a contatto con la natura, come era successo per me in Australia, dove cavalcavo libera. E così ho fatto: tutti abbiamo dentro tranquillità e pace. Ma scrivetelo: non siamo isolati».
«I nostri figli», interviene Nathan, jeans e maglioncino, «sono felici, non ci chiedono altro». Ma qualche volta i tre piccoli guardano la tv o giocano al cellulare? «No, no», risponde Catherine, «una volta a settimana vedono documentari con il mio smartphone. Amano quelli degli animali. Vogliamo farli crescere con valori sani, poi saranno loro a scegliere la strada giusta».
Si è fatto buio a Palmoli, tra poco più di un’ora i tre bimbi andranno a nanna. Nathan e Catherine ti salutano con un abbraccio e un sorriso che apre il cuore.
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