In ospedale manca il sangue e salta anche l’operazione per rimuovere un tumore. La rabbia di un 60enne: «Nessuno mi ha richiamato»

Sessantenne di Lanciano, dal 13 maggio scorso è ancora in attesa della chiamata, tra la rabbia per quanto accaduto e, soprattutto, la paura per un tumore scoperto da un anno e tre mesi. L’azienda si difende: «Avviamo le verifiche, ma l’emergenza-sacche è rientrata»
CHIETI. Deve sottoporsi a un intervento per asportare un tumore alla prostata e viene ricoverato nel reparto di Urologia dell’ospedale Santissima Annunziata di Chieti. Ma, dopo alcune ore anziché in sala operatoria, viene rimandato a casa: «Mancano le sacche di sangue, non potremmo fare trasfusioni se dovessero servire. La richiameremo appena arriveranno», la spiegazione dei medici.
Lui, sessantenne di Lanciano, dal 13 maggio scorso è ancora in attesa della chiamata, tra la rabbia per quanto accaduto e, soprattutto, la paura per un tumore scoperto da un anno e tre mesi e che da allora deve essere asportato. «Sono basito, arrabbiato, spaventato, non ho gli aggettivi giusti per descrivere quanto sto vivendo», racconta l’uomo che abita a Lanciano. «Mi sembra tutto incredibile, cose del genere non dovrebbero accadere, in generale, non lo dico solo per me. Guardo la lettera di dimissioni e rileggo: “Dimesso perché l’intervento chirurgico di prostatectomia radicale robotica (asportazione della prostata, ndc) programmato non è eseguibile per assenza di disponibilità di unità di emazie concentrate Rh negativo (sacche di sangue, ndc). Il paziente verrà reinserito in lista operatoria e ricontattato dal reparto per l’intervento appena ci sarà disponibilità di sangue”. Mi chiedo: può accadere che un ospedale resti senza sangue? E a distanza di quasi un mese, è possibile che non ci siano ancora sacche? Io, però, il tumore ce l’ho. E col passare dei giorni sale anche la paura».
Il sessantenne racconta che tutto è iniziato a marzo 2024 dopo una biopsia fatta a Vasto che evidenzia la presenza di “tumori maligni alla prostata” e la necessità di un intervento, da fare nell’ospedale di Chieti, nell’urologia diretta dal professor Luigi Schips. Nell’attesa deve fare alcuni esami per tenere sotto controllo il Psa, un valore che deve restare stabile. «Faccio gli esami e attendo, dopo alcuni spostamenti mi fanno un pre-ricovero a marzo», spiega, «ma mi chiedono altri esami. Riesco a fare una tac addome all’ospedale di Lanciano velocemente, mentre per esami pneumologici sono dovuto andare a Roma perché tra gli ospedali di Lanciano, Chieti e Pescara non c’erano possibilità subito. Intanto il Psa è salito. Finalmente il 13 maggio mi ricoverano. Alle 8 faccio i prelievi, mi danno la stanza alle 12.30 e attendo il mio turno. Alle 16 si presentano due medici e mi mandano a casa assieme al mio compagno di stanza perché, dicono, se avessimo avuto bisogno di una trasfusione non c’era il sangue Rh negativo a disposizione. Ci hanno anche detto che ci avrebbero richiamato subito, massimo due giorni, invece sono ancora in attesa».
Nel frattempo, il paziente ha chiamato il reparto ed è anche andato a Chieti. «Mi hanno detto la chiameremo la prima settimana di giugno», precisa, «ora probabilmente la prossima settimana. Io attendo dal 13 maggio».
La carenza di sangue è stata confermata dalla Asl, ma l’ha limitata a un solo giorno, quello del ricovero del paziente lancianese. «Abbiamo avuto un consumo abnorme di sangue in quei giorni», spiegano dalla azienda sanitaria, «a causa di alcuni pazienti che hanno richiesto diverse sacche. Quindi, per evitare problemi, sono state lasciate delle scorte per le urgenze e per la cardiochirurgia. Ma il rifornimento è stato fatto subito, l’emergenza è rientrata dopo un solo giorno. Resta da capire perché l’uomo non è stato ancora ricontattato».
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