Il pastificio De Cecco a Fara San Martino

CHIETI

Inchiesta sul grano, imputazione coatta per De Cecco: "frode in commercio"

Il giudice chiede direttamente il processo per il presidente del pastificio di Fara San Martino e di altri due dirigenti e respinge la richiesta di archiviazione del pm. L'azienda commenta e risponde con una nota

CHIETI. Il giudice del tribunale di Chieti, Luca De Ninis, ha disposto l’imputazione coatta per frode in commercio nei confronti di Filippo Antonio De Cecco, presidente dell’omonimo gruppo di Fara San Martino che produce pasta, del direttore degli acquisti Mario Aruffo e dell’allora direttore del controllo qualità Vincenzo Villani.

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L’indagine è partita dopo la denuncia di un ex dirigente della stessa De Cecco e ha riguardato una partita di circa 4.500  tonnellate di grano di provenienza francese che sarebbe stato classificato da De Cecco come pugliese. Il pm Giuseppe Falasca dieci mesi fa aveva chiesto l’archiviazione; contro questa richiesta aveva presentato opposizione Asso-Consum, un'associazione di consumatori.

Il presidente del gruppo, Filippo Antonio De Cecco, commenta così la vicenda: "Siamo sereni e fiduciosi nella magistratura. Su questa vicenda c'è già stata una richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, a dimostrazione del fatto che ci siamo sempre comportati correttamente tutelando la alta qualità del nostro prodotto e rispettando la dovuta trasparenza nei confronti dei consumatori. Utilizziamo i grani e le tecniche migliori per fare del nostro prodotto una eccellenza. Siamo certi che questa questione sarà presto risolta anche nel merito".

In serata l'azienda ha inviato un ulteriore comunicato in cui sintetizza anche la posizione tenuta nel corso del procedimento.  

"Anche alla luce dei recenti articoli di stampa", si legge sulla nota, "pubblicati in merito a una vicenda giudiziaria che ha coinvolto, tra gli altri, il Presidente del Consiglio di Amministrazione della F.lli De Cecco di Filippo Fara San Martino S.p.A. (la “Società” o “F.lli De Cecco”), Cav. Filippo Antonio De Cecco, la Società intende chiarire quanto segue. La vicenda, in particolare, riguarda l’utilizzo di una modesta quantità di grano francese (prodotto, si precisa, di primissima qualità e superiore di prezzo del 20% rispetto al grano nazionale) utilizzata dalla Società per la produzione di pasta nei primi mesi del 2020 e muove dalle accuse mosse in sede penale nei confronti del Presidente della F.lli De Cecco e di un manager e di un ex manager da un ex dirigente della Società a seguito del suo licenziamento per giusta causa e alimentata da una serie di lettere anonime ed offensive della dignità e del decoro del presidente della società e di alcune storiche figure apicali.

La Società chiarisce che le confezioni di pasta utilizzate forniscono anche la seguente informazione: “paese di provenienza del grano: paesi UE e non UE; paese di molitura Italia”. Dunque, non si ritiene che l’impiego del grano francese sia in contrasto con le indicazioni di provenienza del grano riportate sulle confezioni, che espressamente menzionano i paesi UE e non UE.

Nel contesto del procedimento sopra indicato, si precisa che il Pubblico Ministero aveva formulato una motivata richiesta di archiviazione nella quale aveva osservato che le accuse mosse nei confronti degli indagati dovevano ritenersi del tutto destituite di fondamento.

In data 27 gennaio 2022, il Giudice per le Indagini Preliminari, disattendendo la posizione del Pubblico Ministero, ha disposto che lo stesso formuli l’imputazione a carico, inter alia, del Cav. Filippo Antonio De Cecco. Il Presidente, Cav. Filippo Antonio De Cecco, nel rinnovare il proprio completo affidamento nella Magistratura, ribadisce che il suo operato quale amministratore della F.lli De Cecco e quello del management della Società è stato sempre improntato non soltanto al rispetto della legge ma anche dei più alti principi di tutela del consumatore e di qualità del prodotto e confida, quindi, che l’approfondimento nella sede dibattimentale consentirà di provare le proprie legittime ragioni, si è certi che il lavoro della Magistratura non sarà turbato un’ingiustificata campagna di stampa che sta esponendo ingiustamente a serio rischio la reputazione dei soggetti e dei prodotti coinvolti.