Un episodio di bullismo: denuncia presentata per presunti casi e Chieti Scalo

CHIETI / LA STORIA

Invito negato al compleanno, lite tra mamme arriva in procura 

Bambina di 9 anni scopre di essere stata esclusa dalla festa di una compagna e scoppia in lacrime. Sfogo della madre sul gruppo Whatsapp della classe innesca lo scontro

CHIETI. Un invito negato alla festa di compleanno di un’amica di scuola e una bambina di 9 anni che, il giorno dopo, scopre di essere stata esclusa, si chiude in camera sua e si mette a piangere. Parte da questo episodio, che risale a lunedì scorso, una denuncia presentata in procura per chiedere l’apertura di un’indagine su una serie di presunti casi di bullismo avvenuti in una scuola elementare di Chieti Scalo. Un esposto che ripercorre uno spaccato di vita quotidiano che diventa sempre più ricorrente: prima la festa tenuta nascosta di proposito alla bambina che frequenta la quinta elementare; poi la lite scoppiata sul gruppo Whatsapp dei genitori degli alunni; infine la denuncia per chiedere «la punizione» degli atti di bullismo.
IL RACCONTO. La mamma della bambina esclusa dal compleanno, assistita dall’avvocato Daisy D’Alessandro, si presenta negli uffici della procura in via Spaventa e racconta: «Sono andata a prendere mia figlia a scuola e, all’uscita, l’ho vista silenziosa e triste ma non le ho chiesto niente», così riferisce il verbale, «una volta a casa, lei si è chiusa nella sua stanza e ha iniziato a piangere. Ho telefonato subito alla madre della sua migliore amica per chiedere se fosse successo qualcosa e mi ha risposto quello che sua figlia le aveva raccontato poco prima: mia figlia non era stata invitata al compleanno di una bimba della loro classe che, invece, aveva invitato tutti gli altri. Il compleanno era stato festeggiato domenica e, nella mattinata di lunedì, tutta la classe ne parlava allegramente scambiandosi foto e video».
SFOGO SU WHATSAPP. La bambina è in lacrime perché si sente emarginata dai compagni di classe. La mamma, anche rappresentante di classe, protesta sul gruppo Whatsapp. Ecco il messaggio testuale: «Dopo l’ennesima scorrettezza fatta a mia figlia per essere stata l’unica a non essere invitata al compleanno di ieri (lo squallore è insito nel fatto che oggi tutti i bambini parlavano della festa di ieri... quale genialata!), dopo che ho provato inutilmente a ricucire rapporti tra adulti, dopo che la scorrettezza regna sovrana in questa classe, vi comunico che non ho più né la voglia né l’entusiasmo di rappresentare (nome della mamma della festeggiata, ndr) per quest’anno. Pertanto, provvedete a pensare a un altro nominativo. Di fronte alle lacrime di un bambino, al quale devi spiegare perché esista tanta cattiveria, io mi arrendo. Buona giornata a tutti!». La mamma, quindi, si dimette dall’incarico di rappresentante e abbandona il gruppo. Nessuno commenta ma, sullo stato della mamma citata nel messaggio, compare una emoticon: «Una faccina sorridente che batte le mani», dice la denuncia. È una coincidenza? Per questa reazione, ora, si chiede una condanna per diffamazione: «È un atto di disprezzo con il quale mi ha denigrato», dice la denuncia.
DIZIONARIO IN TESTA. L’invito negato, intanto, porta a scoprire «altri episodi»: «Il più grave», dice la mamma in procura, «è stato quando una compagna (la stessa del compleanno, ndr) si è alzata dal banco e, ad alta voce e davanti a tutta la classe, ha detto: “Maestra, mamma non vuole che io mi sieda vicino a lei”. Mia figlia è stata coinvolta in altri piccoli episodi, sempre con la stessa bambina, ovvero caduta di zaini, caduta di libri, dizionario in testa (in questo caso la maestra le ha messo del ghiaccio)». La denuncia della mamma si chiude così: «La madre dell’alunna è stata invitata dai docenti per un confronto ma non si è mai presentata. Ho provato un avvicinamento con tutti e due i genitori ma hanno sempre girato la testa».
LE SCUSE. «La mamma della vittima si dichiara disponibile a ritirare la denuncia dietro le scuse da parte dei genitori», annuncia l’avvocato D’Alessandro, «ma forse, di questi tempi, chiedere scusa è passato di moda».

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