Jois, i familiari non si arrendono «Proveremo che non si è ucciso» 

La richiesta di archiviazione dell’inchiesta da parte della Procura non ferma i parenti stretti del 20enne La nonna Pia Regina: «Momento doloroso per noi. Mio nipote non è morto annegato a Punta Penna»

VASTO. Le telecamere di Rai 3 torneranno a Vasto nei prossimi giorni. La vicenda di Jois Pedone, 20 anni, sarà approfondita dall'equipe giornalistica di "Chi l'ha visto?" insieme alla famiglia del giovane e verranno prese decisioni sulla gestione dell'opposizione alla richiesta di archiviazione fatta dalla Procura. «È un momento doloroso», commenta la nonna di Jois, Pia Regina. «Decideremo come muoverci. Quel che è certo è che la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura non è per noi l'epilogo di questa tragedia ma piuttosto un nuovo inizio». La Procura di Vasto ha indagato per quasi due anni per istigazione al suicidio. Non sono emersi purtroppo elementi che hanno supportato questa ipotesi.
I familiari non sono d’accordo. «Ci sono diversi passaggi non chiari, diversi particolari rimasti senza spiegazione. Ci sono testimonianze e dettagli che raccontano che mio nipote non è morto annegato a Punta Penna». Pia Regina è convinta che il nipote sia morto altrove e solo successivamente portato al porto di Vasto. «Fosse anche l'ultima cosa che farò nella mia vita, riuscirò a dimostrare che Jois non si è suicidato», ripete la donna.
Dopo quasi due anni di indagini la morte dello studente universitario resta un mistero. «Un mistero insopportabile. Per rispetto nei confronti di mio nipote, non smetterò di cercare la verità. Non mi rassegno a un lutto così atroce».
Il corpo del giovane venne trovato la mattina del 22 agosto del 2022, in posizione verticale vicino a un trabocco con un borsone pieno di 40 chilogrammi di rena legato alla caviglia. Sul suo collo, stampata, una “zeta”, una sorta di marchio a fuoco. Il tragico ritrovamento stava per essere archiviato come suicidio. La famiglia del ragazzo, che frequentava la facoltà di Economia all’Università di Parma, convinta che il giovane sia morto a causa di un rito esoterico sfuggito di mano, ha spinto la magistratura ad aprire un fascicolo per istigazione al suicidio. «Purtroppo tante domande sono rimaste senza una risposta. Per noi è importante sapere la verità», ripete la nonna.
Il lavoro degli investigatori è raccontato dal voluminoso fascicolo che riguarda le indagini: 1.700 pagine di analisi, riscontri, confronti e testimonianze. La famiglia Pedone ha deciso di analizzare a fondo quelle 1.700 pagine per poi decidere cosa fare. L'opposizione alla richiesta di archiviazione è certa. «Ora sto troppo male ma di certo non mi arrendo», conclude Pia Regina. (p.c.)
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