L’addio della città a Brasile «Ora scali le vette del cielo» 

Lanciano. Chiesa gremita per l’ultimo saluto al dermatologo morto in montagna Il fratello Giuseppe: eri affettuoso e sorridente. Don Gregorio: aiutava i malati

LANCIANO. «Scalare le montagne ti rendeva felice, si vedeva dai tuoi occhi; potevamo impedirti di essere felice? Dicevi che dall’alto della montagna si vede il profondo del mare e che la montagna sa parlare. Ora quando andremo su, tu ci accompagnerai. Buona scalata, Gianpiero». Tra le lacrime e la commozione Giuseppe Brasile ha saluto in una chiesa gremita il fratello Gianpiero, 58 anni, dermatologo strappato alla vita da un incidente su quella montagna che tanto amava. Domenica mattina il medico, originario di Lanciano, residente a Pescara, sposato con il vicequestore di Pescara Irene Vizioli e padre di 4 figli, era con un gruppo di escursionisti sul versante della Maiella che cade a picco sulla spianata della Rava del Ferro. Erano equipaggiati a dovere, esperti di montagna, per un’ennesima scalata che doveva essere fatta di fatica e sorrisi e invece è diventata tragedia: Gianpiero e l’amico Antonio Muscedere, 55 anni, di Sora, sono scivolati nel canalone ghiacciato del Ravone della Vespa e sono morti. Un incidente a cui gli amici ancora stentano a credere.
Ieri nella chiesa di San Pietro e Paolo nell’attesa del feretro erano in molti a scuotere la testa: «Com’è potuto accadere, un incidente proprio nel luogo che più amava: la montagna». Poi la bara coperta di rose entra in chiesa col picchetto d’onore della polizia, seguita da parenti, colleghi, amici della montagna e d’infanzia che con il medico hanno condiviso i calci al pallone, le schiacciate nelle palestre, le risate sui campi e a scuola. «Questa è una morte inaspettata», afferma don Gregorio Lydek, «che mette in ginocchio, ma da cui bisogna rialzarsi. È difficile da capire, ma si deve affrontare con preghiera, fede, speranza in Cristo. Il medico è cresciuto in questa parrocchia, in questo quartiere. Qui ha fatto il liceo, vive la mamma, lavorava aiutando i malati. Aveva una passione per la montagna e non è sbagliata. Come dice San Giovanni Paolo II: “La montagna aiuta ad ascoltare la voce di Dio, avvicina l’uomo al Creato”».
Poi il ricordo del fratello Giuseppe, medico anche lui, mentre l’altro fratello Gustavo ha seguito l’attività di famiglia aprendo un negozio di abbigliamento. «Ho letto sui social in queste ore tanti apprezzamenti su di te», sorride Giuseppe, «e io posso aggiungere che tra le qualità c’è anche quella di essere un fratello sempre affettuoso e sorridente». «Gianpiero si è sempre distinto per la sua eleganza, la dialettica», afferma Francesco Mancini di Roma, del “Club 2000 metri cime dell’Appennino” di cui Gianpiero era socio (era grandissimo appenninista), «era presente a tutte le assemblee, anche se lontano e condivideva con noi l’idea che le scalate non fanno raggiungere solo la cima della montagna ma l’animo delle persone. Grazie per i sorrisi regalati lungo i sentieri percorsi insieme». Poi l’applauso e la bara che esce avvolta dalla bandiera del club.
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