L’ex moglie del sospetto assassino: aveva lo sguardo perso nel vuoto 

Catia Celli ha incontrato in strada Francesco Rotunno dopo il ritrovamento del corpo dell’88enne: «Gli ho chiesto cosa fosse successo alla madre, ma lui non rispondeva: era in uno stato di trance»

CASOLI. «Gli ho chiesto: “Francesco, Francesco, cosa è successo a tua madre?”. Ma lui niente, non ha dato alcuna risposta, aveva lo sguardo perso, sembrava in uno stato di trance». A parlare è Catia Celli, ex moglie di Francesco Rotunno, 64 anni, indagato per aver ucciso la madre Cesina Bambina Damiani, 88 anni, trovata morta nel suo letto, domenica pomeriggio, con segni evidenti di strangolamento. Nella tarda mattinata di ieri Catia è davanti la palazzina in corso Umberto I, a Casoli, al civico 237, abitazione dove è avvenuto l’omicidio, nella quale Francesco abitava, dopo la separazione, con la madre disabile non autosufficiente.
Aspetta, l’ex moglie di Rotunno, la badante, una signora del posto, per entrare e prendere alcuni indumenti da far recapitare all’ex marito che è ricoverato in Psichiatria al Renzetti di Lanciano. La badante è in ritardo, perché interrogata dai carabinieri della stazione di Casoli. È stata lei a trovare la 88enne morta con tracce, come rivelerà il medico legale, riconducibili a un decesso per cause violente.
«Sono stata chiamata dalla badante», continua Catia, «perché aveva trovato la mamma del mio ex marito distesa sul letto: era fredda e aveva la testa leggermente reclinata». Era il tardo pomeriggio di domenica e la badante era andata nella palazzina di corso Umberto I per portare la cena. «Ha aperto il portoncino principale con le sue chiavi e ha visto che le chiavi di Francesco erano nella toppa della porta dell’abitazione». Primo piano sulla destra. «È entrata», continua il racconto, «ha visto le luci accese, ha chiamato più volte: nessuna risposta. In camera da letto ha trovato Cesina Bambina sul letto, con la testa leggermente reclinata, composta. Vicino aveva alcuni indumenti, in ordine, pronti per essere usati per vestire il morto. È stato anche trovato un biglietto. C’era scritto: “scusate di tutto”».
Stride il fiocco azzurro che, sul porticino principale, annuncia la nascita di un maschietto, il figlio di una coppia che abita al piano superiore. Vita e morte si sono incontrate nella palazzina. «Questa storia ci ha distrutto», prosegue con un filo di voce Catia, «i miei figli sono distrutti, e stiamo pensando a un legale per tutelarci in qualche modo. Nessuno si aspettava una cosa del genere e attendiamo, comunque, che le indagini dei carabinieri chiariscano al più presto quanto accaduto».
Mentre aspetta la badante, Catia ripercorre ciò che è avvenuto domenica pomeriggio. «Il mio ex marito è stato visto da una automobilista che si dirigeva verso casa nostra, in contrada Serre, circa tre chilometri da corso Umberto I. Gli ha dato un passaggio e accompagnato a destinazione». Intanto, domenica pomeriggio, da corso Umberto I 237 è scattata la caccia all’uomo. Di lì a poco è stato segnalato l’incendio di una rimessa della famiglia Rotunno.
Il sospetto immediato è che ad appiccare l’incendio sia stato lo stesso 64enne. Che, a distanza di poco tempo, è stato trovato disteso su un muretto da un automobilista, non lontano dalla casa dei Rotunno: era rannicchiato, in atteggiamento fetale. Tra i primi ad arrivare c’è stata l’ex moglie Catia. Rotunno aveva i polsi tagliuzzati, lo sguardo perso nel vuoto ed era in ipotermia. È a questo punto che Catia gli ha chiesto: «Cosa è successo a tua madre?». Domanda alla quale non c’è risposta, che non arriverà neanche in seguito. Francesco si è chiuso in un mutismo, la cui origine spetta agli psichiatri individuare.
Dopo l’arrivo dei carabinieri, Rotunno è trasportato in codice rosso all’ospedale di Lanciano: a tarda sera i medici lo hanno dichiarato fuori pericolo, disponendo il ricovero in Psichiatria. Francesco, che nel passato aveva lavorato per il Comune di Casoli con una “borsa lavoro”, viveva da qualche anno con l’anziana madre disabile la quale, in precedenza, era ricoverata in una Rsa di Palombaro e quindi di Fara San Martino.
Dopo la separazione dalla moglie, Francesco aveva deciso di prendersi cura direttamente dell’anziana riportandola a Casoli e vivendo insieme a lei in pieno centro. Cesina, a causa delle sue disabilità, non usciva quasi mai, al massimo si sedeva fuori casa per prendere un po’ d’aria o di sole. La casa era frequentata anche dalla badante casolana che provvedeva al pranzo e ad altre piccole faccende.
Il paese è incredulo, restio a fare commenti. «Francesco si vedeva qualche volta lungo corso Umberto: era solitario, taciturno, lo si scorgeva seduto su una panchina a fumare, a volte con una birra in mano anche se, ultimamente, beveva meno», raccontano alcuni avventori di un bar, ma le poche parole escono con difficoltà, sussurrandole quasi. Nessuno vuole parlare, nessuno si sbilancia.
Il sindaco Massimo Tiberini sta percorrendo la scalinata che da corso Umberto I sale al Comune: «Aspettiamo che le indagini facciano il loro corso», dice il primo cittadino, «e svelino tutta la verità su questa brutta storia che ci ha lasciato sgomenti e addolorati». Ed è quello che in paese pensano tutti.
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