La discarica chiude a 30 Comuni

La crisi del Civeta sfocia in emergenza rifiuti, è caccia al sito alternativo

VASTO. Cancelli chiusi da martedì in contrada Cena dove ha sede l’impianto del consorzio intercomunale Civeta. La decisione di non accogliere i camion con i rifiuti provenienti dai trenta Comuni del comprensorio vastese è stata comunicata con una lettera del direttore dell’impianto, ingegnere Luigi Sammartino e non può considerarsi certo un fulmine a ciel sereno.

Le avvisaglie di una possibile emergenza-rifiuti erano nell’aria da settimane, vista la crisi di liquidità in cui versa il Civeta, costretto da gennaio a conferire il pattume nelle discariche di Lanciano e di Cerratina, con costi che si aggirano sulle 250mila euro al mese e che hanno comportato, finora, una esposizione debitoria di oltre quattro milioni di euro.
Neanche la recente approvazione del bilancio di previsione 2009 da parte del consiglio d’amministrazione del Consorzio, presieduto dall’avvocato Massimo Demetrio Sgrignuoli, è riuscito a scongiurare una situazione più volte annunciata e precipitata dopo il sopralluogo della Commissione ambiente della Provincia.

Insomma, da martedì c’è il rischio concreto che il Vastese si trasformi in una “piccola Napoli”, a meno che non sopraggiungano nuovi eventi.
Nel frattempo i Comuni più grandi cercano soluzioni. E’ il caso di Vasto dove l’emergenza rifiuti è stata al centro, l’altra sera, di una riunione convocata dall’assessore all’ambiente, Anna Suriani (Sinistra e libertà) e dal vice sindaco, Vincenzo Sputore (Pd) e che ha registrato la partecipazione del presidente della Pulchra, Enrico Tilli, dell’amministratore della società che si occupa del servizio di igiene urbana, Gianni Petroro e del responsabile del settore comunale, Ignazio Rullo.

«Ci stiamo organizzando per fronteggiare un’eventuale emergenza», spiega Sputore, «abbiamo già contattato diversi impianti che domani devono darci delle risposte. L’amministrazione comunale sta cercando a tutti i costi di evitare che i rifiuti restino per strada, anche se sono convinto che problemi del genere in città non ci saranno».
L’allarme scattato a Vasto viene preso con le molle dagli altri Comuni del comprensorio, dove sono convinti che la decisione presa dal Cda del Consorzio rappresenti una sorta di “forzatura” per costringere i Comuni a pagare quanto dovuto per il conferimento dell’immondizia.
«Il Civeta non deve chiudere», afferma perentorio il sindaco di San Salvo, Gabriele Marchese (Pd), «c’è un problema di liquidità che è stato già affrontato in un incontro nel corso del quale le amministrazioni si sono impegnate a versare gli arretrati. Il mio Comune ha pagato fino a settembre ed è disponibile a liquidare anche il mese di ottobre».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Monteodorisio che, al pari di San Salvo, si serve del Civeta anche per la raccolta del pattume. «Mi auguro che la situazione di emergenza possa essere scongiurata», sostiene il sindaco del paese, Ernesto Sciascia (Pd), «mi appello al senso di responsabilità di tutti, a partire dalla Regione e dalla Provincia». Da questi enti il Consorzio attende impegni precisi sulle questioni sollevate a più riprese in questi mesi.
I problemi sul tappeto sono: l’autorizzazione all’apertura della vasca annessa all’impianto di Valle Cena; l’ampliamento del quantitativo di frazione organica (Forsu) da trattare annualmente (60mila tonnellate) e la compensazione delle volumetrie con la discarica di Cerratina.
Finora, però, alle dichiarazioni di buona volontà, alle iniziative e ai convegni non hanno fatto riscontro provvedimenti. Tanto che il Civeta ha deciso di chiudere i cancelli lasciando i Comuni in difficoltà.