La Fiom: "Effetto Mirafiori in tutta la galassia FiatCancellati i permessi anche alla Sevel di Atessa"

Lettera aperta del sindacato ai lavoratori dello stabilimenti abruzzese dove la fia produce i furgoni Ducato: "Abolito il sindacato all’interno della fabbrica, rapporti con l’azienda mai così in basso"
ATESSA. «Con un colpo di mano hanno cancellato il sindacato dentro la Sevel». La Fiom Cgil si rivolge ai lavoratori dello stabilimento di Atessa, dove il gruppo Fiat produce i furgoni Ducato, in una lettera aperta che è anche un monito «a resistere e a non piegare la testa», come afferma Marco Di Rocco, segretario provinciale Fiom.
Per la prima volta nella vita della fabbrica nata nel 1982, il monte ore retribuito a disposizione dei sindacalisti per l'assistenza ai lavoratori, è stato ridotto al minimo storico, quello garantito dallo statuto dei lavoratori.
Fino allo scorso dicembre infatti nella Sevel era in vigore un accordo sui diritti delle rappresentanze sindacali unitarie (Rsu), ma questo accordo è stato disdetto dall'azienda, e chi svolge attività sindacale da questo momento non ha più i permessi. Ogni sindacato aveva a disposizione un'ora per ogni lavoratore. Senza un accordo nazionale invece, ci si basa sullo statuto dei lavoratori che prevede un minimo di otto ore al mese. Nel caso della Fiom ad esempio, che ha 14 Rsu (su un totale di 45), si passa da 400 ore annue di permessi retribuiti da utilizzare per la risoluzione dei problemi dei lavoratori, a circa 100 ore.
«Negarci questo diritto è un caso di eccezionale gravità e arroganza», prosegue Di Rocco, «la Sevel rientra nel calderone nazionale, vogliono farci seguire lo stesso destino di Pomigliano e Mirafiori: propongono un accordo e restituiscono quello che dovrebbe essere un diritto solo a chi firma, ma in Sevel non ci faremo intimorire da questo ricatto».
Secondo Di Rocco, «il passo è breve e questo è solo il primo atto». La Fiat nello stabilimento di Atessa non ha ancora presentato nessuna proposta, «non si affrontano le discussioni sul futuro dello stabilimento, non conosciamo le quantità produttive dell'anno in corso, e da questo gesto si capisce che stanno arrivando anche qui, ma noi non cederemo ai desideri di Marchionne».
La prima disdetta dell'accordo sui permessi era arrivata lo scorso luglio poi, il 28 ottobre, in un incontro azienda-sindacato c'era stata la disponibilità dei rappresentanti delle sigle a rinnovare l'accordo anche con un monte ore inferiore. A questa proposta è seguito il silenzio per qualche mese e poi l'ufficialità della notizia, che è arrivata con il nuovo anno. «I vertici hanno chiamato i delegati sindacali e li hanno informati del fatto che, non essendoci stato un nuovo accordo, veniva dato seguito alla disdetta fatta a luglio».
«Ora», spiega ancora Di Rocco, «se un dipendente che è al lavoro in linea si rende conto che la velocità aumenta, non può chiamare nessuno a verificare. Se qualcuno ha bisogno di assistenza potrà non trovarla. Si aprono così le porte ad un maggiore sfruttamento».
E all'orizzonte c'è il timore che l'azienda faccia delle discriminazioni di trattamento tra le Rsu. «Chiediamo pari condizioni», si legge nella lettera aperta che da oggi è appesa nelle bacheche della Sevel, «non tollereremo più che alcune Rsu senza una postazione di lavoro possano svolgere tranquillamente l'attività sindacale a scapito di quei rappresentanti che non possono abbandonare la loro postazione».
E la paura è anche quella di uno scontro sociale. Con la sigla del nuovo contratto a Pomigliano, i lavoratori sono sospesi tra la necessità di salvare il lavoro e la difesa dei diritti e dei principi. Il "conflitto sociale" tra coloro che hanno deciso di firmare e quelli che hanno mantenuto le posizioni, si è fatto sentire. L'esclusione del sindacato più grande dei metalmeccanici, la Fiom appunto, che non ha firmato l'accordo, ha aperto fratture e creato disagi all'interno dello stabilimento. Addirittura si era valutata l'ipotesi di un "firma tecnica" per cercare di ridurre l'acredine, ma per i rappresentanti della Fiom «sarebbe stato un atto di resa». Ora la paura è che questa situazione possa ripetersi, ancora una volta, nello stabilimento di Atessa.
Ma la Fiom anche qui invoca a gran voce la resistenza e la partecipazione. E nella lettera si legge: «Chiediamo a tutti i lavoratori, ai nostri iscritti, ai dirigenti nazionali Fiom la massima collaborazione al fine di rappresentare meglio il totale dissenso verso le scelte politiche che la Fiat opererà anche in Sevel. Lotteremo per impedire che anche qui si arrivi agli accordi vergogna».
Per la prima volta nella vita della fabbrica nata nel 1982, il monte ore retribuito a disposizione dei sindacalisti per l'assistenza ai lavoratori, è stato ridotto al minimo storico, quello garantito dallo statuto dei lavoratori.
Fino allo scorso dicembre infatti nella Sevel era in vigore un accordo sui diritti delle rappresentanze sindacali unitarie (Rsu), ma questo accordo è stato disdetto dall'azienda, e chi svolge attività sindacale da questo momento non ha più i permessi. Ogni sindacato aveva a disposizione un'ora per ogni lavoratore. Senza un accordo nazionale invece, ci si basa sullo statuto dei lavoratori che prevede un minimo di otto ore al mese. Nel caso della Fiom ad esempio, che ha 14 Rsu (su un totale di 45), si passa da 400 ore annue di permessi retribuiti da utilizzare per la risoluzione dei problemi dei lavoratori, a circa 100 ore.
«Negarci questo diritto è un caso di eccezionale gravità e arroganza», prosegue Di Rocco, «la Sevel rientra nel calderone nazionale, vogliono farci seguire lo stesso destino di Pomigliano e Mirafiori: propongono un accordo e restituiscono quello che dovrebbe essere un diritto solo a chi firma, ma in Sevel non ci faremo intimorire da questo ricatto».
Secondo Di Rocco, «il passo è breve e questo è solo il primo atto». La Fiat nello stabilimento di Atessa non ha ancora presentato nessuna proposta, «non si affrontano le discussioni sul futuro dello stabilimento, non conosciamo le quantità produttive dell'anno in corso, e da questo gesto si capisce che stanno arrivando anche qui, ma noi non cederemo ai desideri di Marchionne».
La prima disdetta dell'accordo sui permessi era arrivata lo scorso luglio poi, il 28 ottobre, in un incontro azienda-sindacato c'era stata la disponibilità dei rappresentanti delle sigle a rinnovare l'accordo anche con un monte ore inferiore. A questa proposta è seguito il silenzio per qualche mese e poi l'ufficialità della notizia, che è arrivata con il nuovo anno. «I vertici hanno chiamato i delegati sindacali e li hanno informati del fatto che, non essendoci stato un nuovo accordo, veniva dato seguito alla disdetta fatta a luglio».
«Ora», spiega ancora Di Rocco, «se un dipendente che è al lavoro in linea si rende conto che la velocità aumenta, non può chiamare nessuno a verificare. Se qualcuno ha bisogno di assistenza potrà non trovarla. Si aprono così le porte ad un maggiore sfruttamento».
E all'orizzonte c'è il timore che l'azienda faccia delle discriminazioni di trattamento tra le Rsu. «Chiediamo pari condizioni», si legge nella lettera aperta che da oggi è appesa nelle bacheche della Sevel, «non tollereremo più che alcune Rsu senza una postazione di lavoro possano svolgere tranquillamente l'attività sindacale a scapito di quei rappresentanti che non possono abbandonare la loro postazione».
E la paura è anche quella di uno scontro sociale. Con la sigla del nuovo contratto a Pomigliano, i lavoratori sono sospesi tra la necessità di salvare il lavoro e la difesa dei diritti e dei principi. Il "conflitto sociale" tra coloro che hanno deciso di firmare e quelli che hanno mantenuto le posizioni, si è fatto sentire. L'esclusione del sindacato più grande dei metalmeccanici, la Fiom appunto, che non ha firmato l'accordo, ha aperto fratture e creato disagi all'interno dello stabilimento. Addirittura si era valutata l'ipotesi di un "firma tecnica" per cercare di ridurre l'acredine, ma per i rappresentanti della Fiom «sarebbe stato un atto di resa». Ora la paura è che questa situazione possa ripetersi, ancora una volta, nello stabilimento di Atessa.
Ma la Fiom anche qui invoca a gran voce la resistenza e la partecipazione. E nella lettera si legge: «Chiediamo a tutti i lavoratori, ai nostri iscritti, ai dirigenti nazionali Fiom la massima collaborazione al fine di rappresentare meglio il totale dissenso verso le scelte politiche che la Fiat opererà anche in Sevel. Lotteremo per impedire che anche qui si arrivi agli accordi vergogna».
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