La fuga folle dei ladri dopo i furti in casa, la procura: «Attentato alla sicurezza dei trasporti»

15 Ottobre 2025

Contestato il pesante reato ai due banditi che hanno seminato il panico sulle strade di Chieti e Sambuceto. Messa a rischio anche l’incolumità dei cittadini: auto speronate e sorpassi azzardati, chiesta la conferma del carcere

CHIETI. Una Mercedes usata come un proiettile, nel traffico del sabato sera, per sfuggire a una pattuglia della polizia dopo aver razziato due case. Non è solo la cronaca di un doppio furto e di un inseguimento, ma il racconto di un’azione che la procura della Repubblica di Chieti qualifica in modo preciso: attentato alla sicurezza dei trasporti. Un’accusa pesante, che si aggiunge a un lungo elenco di reati contestati a Daribor Jovanovic, 40 anni, e Denis Mijailovic, 25 anni, entrambi di origine serba, arrestati al termine di una caccia all’uomo condotta dai poliziotti della squadra volante. Il loro status sul territorio nazionale aggrava ulteriormente la loro posizione: Mijailovic è risultato sprovvisto di permesso di soggiorno, mentre su Jovanovic pende un provvedimento di espulsione, un ordine di lasciare l’Italia che ha deliberatamente ignorato.

Tutto ha inizio intorno alle 21, un orario in cui le strade cittadine sono ancora affollate di auto e passanti che si godono il fine settimana. La Mercedes Gla con a bordo i due uomini, insieme ad altri tre complici, viene intercettata dagli agenti. Alla vista della paletta, chi è al volante non ha la minima esitazione e spinge il piede sull’acceleratore. Inizia una fuga disperata e violenta, una sequenza di manovre che trasforma le vie urbane in un circuito di guerra, mettendo a rischio l’incolumità di decine di persone.

L’auto dei fuggitivi invade costantemente le corsie opposte, esegue sorpassi che sfiorano l’impatto frontale con altri veicoli, trasforma il codice della strada in un suggerimento da ignorare con disprezzo. Il culmine della violenza si raggiunge quando la Mercedes si trova la strada sbarrata da una Volvo. A bordo c’è una famiglia: padre, madre e la loro figlia di cinque anni. La banda non si fa scrupoli. La vettura viene speronata con forza inaudita, scaraventata fuori dalla carreggiata come un ostacolo insignificante. Per guadagnare metri preziosi, i fuggitivi lanciano poi la loro auto sopra il dosso di una rotatoria, abbattendo un cartello stradale, prima di concludere la corsa folle schiantandosi contro la stessa auto della polizia che li inseguiva.

L’impatto finale pone fine alla fuga motorizzata. I cinque scendono dal veicolo e tentano di dileguarsi a piedi, ma per Jovanovic e Mijailovic non c’è scampo: vengono bloccati e ammanettati dagli uomini del sostituto commissario Andrea D’Angelo. Gli altri tre componenti della batteria di ladri riescono a far perdere le proprie tracce, scappando anche lungo la vicina autostrada A14.

L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Giancarlo Ciani, ha ricostruito con precisione anche l’origine di quella fuga criminale. Poco prima, il gruppo aveva messo a segno due furti in abitazione, uno a Chieti Scalo e l’altro a Collecorvino. Il bottino, che è stato interamente recuperato e già restituito ai legittimi proprietari, ammonta a un valore complessivo di circa 35.000 euro tra orologi Rolex e di altre marche prestigiose, gioielli di famiglia e denaro contante.

All’interno della Mercedes, gli investigatori hanno rinvenuto e sequestrato un vero e proprio kit da scasso professionale: piedi di porco, un grosso cacciavite, grimaldelli, guanti per non lasciare impronte e una coppia di walkie-talkie, dettaglio che suggerisce un’organizzazione metodica e una pianificazione accurata dei colpi. Sono stati sequestrati anche due telefoni cellulari, le cui analisi potrebbero rivelare contatti e movimenti della banda, e alcune bottigliette d’acqua. È probabile che proprio queste ultime si rivelino un elemento fondamentale: da esse si spera di ricavare impronte digitali o profili genetici utili a dare un nome e un volto ai tre complici ancora in fuga.

L’elenco dei reati contestati dalla procura è lungo e articolato. Oltre al già citato attentato alla sicurezza dei trasporti, punito con la reclusione da uno a cinque anni, i due arrestati devono rispondere di concorso in furto in abitazione continuato e aggravato, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, ricettazione di alcuni oggetti trovati nell’auto, riciclaggio per via delle targhe false montate sulla Mercedes, possesso ingiustificato di chiavi alterate e, infine, ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato. Ieri pomeriggio, in tribunale, si è svolta l’udienza di convalida dell’arresto. Il pubblico ministero ha chiesto la conferma della custodia cautelare in carcere per entrambi, sottolineando la loro elevata pericolosità sociale. La decisione del giudice Enrico Colagreco è attesa nelle prossime ore.

©RIPRODUZIONE RISERVATA